Le ho incontrate l’altro giorno in piazzetta Pattari. Altissime, addirittura ingombranti negli enormi chador neri, corpi e volti perfettamente celati, uscivano da un bar pizzeria per turisti che non si interessano di moda né di design; erano seguite da due figure maschili che per la vergogna di appartenere allo stesso sesso non ho avuto il coraggio di guardare negli occhi. Invece il giorno prima il padrone della schiava vestita di nero l’ho osservato un po’ meglio: un uomo di mezz’età, calvizie diffusa, incedere lento nel bel mezzo del marciapiedi a Rapallo, seguito a un paio di metri di distanza dal fagotto nero, gli occhi rinchiusi dalla grata del burka. Ho un rifiuto fisico dell’Islam radicale. Mi genera un fastidio simile alla nausea. Detesto quel mondo in modo istintivo, automatico, senza possibilità di contenimento né di appello. Le donne sformate dalle gravidanze, infagottate...