Libro bello = film brutto è una proposizione largamente condivisa dal popolo dei lettori, come pure il suo esatto contrario. Nulla di arcano, per carità. Si tratta della difficoltà di realizzare un salto di specie che il più delle volte si rivela semplicemente impossibile. Neppure il grande (grandissimo) Visconti riuscì a mettere in pellicola “Du côté de chez Swann” mentre il miracolo gli riuscì con “Il Gattopardo”. Se invece il testo è men che mediocre, il conflitto tra specie non solo non esiste, ma addirittura la modestia letteraria semplifica la vita dello sceneggiatore ed esalta il talento del regista. (Certo, è una tesi al pelo dell’aporia: nel caso di “Colazione da Tiffany” è meglio il film o il libro? Prego astenersi fan di Audrey). E veniamo al pretesto di questa madeleine: Fahrenheit 451. “Edito in Italia anche con il titolo “Gli anni della fenice” è un romanzo di...