Ho sempre temuto il pensiero magico. Sentimento che nel tempo si è trasformato in insofferenza. Un conto è leggere “Il ramo d’oro” di Frazer o i lavori di Malinowski sulle credenze soprannaturali nelle società primitive, un altro è imbattersi in “pensieri magici” nella quotidianità di un mondo che ha la presunzione di ritenersi moderno ed evoluto. In proposito mi pare illuminante la tesi di Sigmund Freud: il pensiero magico dell’uomo primitivo è simile a quello del bambino, entrambi ritengono che la realtà sia influenzabile secondo i propri desideri; magia intesa come onnipotenza del pensiero, caratteristica che secondo Freud accomuna bambini, animisti e adulti nevrotici. Naturalmente un conto sono le invenzioni dell’infanzia (Walter Benjamin ce ne offre una melanconica testimonianza nella raccolta di racconti autobiografici “Infanzia berlinese”) un altro le follie di chi...