Appunti su un film che non ho visto (e che quasi certamente non vedrò).

By on Gen 26, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Margarethe von Trotta è una regista che ha diretto film importanti. Qualcuno riuscito, altri meno. Questo suo “Hannah Arendt” non farà eccezione, è un talmente un film difficile da realizzare che le vie di mezzo sono precluse. Stupisce che l’industria cinematografica metta dei soldi su un biopic dedicato a un filosofo del Novecento; non è una sorpresa invece che la von Trotta affronti un tema irrisolto e irrisolvibile come lo sterminio degli ebrei d’Europa. Tutto bene, dunque? No, il problema è la locandina dove la head-line dichiara senza mezzi termini che her ideas changed the world. Purtroppo non è così, magari lo fosse.

Le idee di Hannah Arendt non hanno cambiato il mondo. Ha stimolato il pensiero del mondo, Hannah Arendt. Ha provocato reazioni e discussioni furibonde con la tesi della banalità del male nel mondo ebraico; ha costretto a pensare in modo nuovo alla Shoah, quando sostiene – e a mio avviso ampiamente dimostra – che furono uomini apparentemente “normali” come me e come voi i pianificatori e gli esecutori della persecuzione di 15-20 milioni di persone in 42.500 tra ghetti e lager, dove morirono tra i 7 e gli 8 milioni di persone tra ebrei, oppositori politici, prigionieri di guerra, zingari, omosessuali. Una lezione di straordinaria importanza perché consente di comprendere il passato e premunirsi per il futuro: la follia è dentro noi, “persone normali”, fa parte di noi e può scatenarsi in qualsiasi momento.

Oltre al suo lavoro sull’Olocausto e sulle origine dei totalitarismo, Hannah Arendt ha lavorato su altri temi filosofici in modo originale, stimolante, profondo. Il suo pensiero è complesso, ricco di stratificazioni, inevitabilmente arduo: leggerla non è una passeggiata; tuttavia il suo ragionamento è comprensibile anche ai non specialisti, circostanza più unica che rara nel fumoso mondo della filosofia contemporanea.

Resta da chiedersi quale filosofo abbia davvero cambiato il mondo e grazie a quali idee. Non Platone, non Aristotele, che pure l’hanno massicciamente “formattato” per millenni. Forse Paolo da Tarso, l’intellettuale greco che costruì l’impianto ideologico su cui poggiare la lezione del Cristo e costruire il potere terreno della Chiesa. Non le idee di tolleranza di Immanuel Kant, e neppure il nucleo originario del pensiero di Karl Marx, le cui straordinarie intuizioni furono sistematicamente piegate agli interessi di alcuni dei più spaventosi tagliagole della storia. I filosofi non cambiano il mondo, purtroppo. Le loro idee sono spesso solo un pretesto per diffamare il mondo, e affamarlo se è il caso.

Tornando al film, il vero motivo per cui diffido e sento lo sgradevole odore di pacco, è il tema della relazione della Arendt con il suo maestro Martin Heidegger, “ariano” al punto di aderire entusiasticamente al partito nazionalsocialista. Argomento irresistibile per un biopic; argomento che poco a che fare con le idee in generale, e nulla con quelle che dovrebbero cambiare il mondo in particolare.

Martin Heidegger, per inciso uno dei più grossi mascalzoni che la Germania abbia prodotto (e la Germania fa sempre le cose in grande) il “più grande pensatore del Novecento” come sostengono alcuni, rettore dell’Università di Friburgo, autore del tristemente noto “Appello agli studenti tedeschi” del ’33 nel quale sostiene che “Non teoremi e idee siano le regole del vostro vivere. Il Führer stesso, e solo lui, è la realtà tedesca delloggi e del domani e la sua legge”. Nel corso della sua lunga e serena vita, si guardò bene dal pronunciare o scrivere una sola parola di pentimento e di orrore per l’immane catasta di cadaveri che il paese più progredito e civile al mondo aveva accumulato seguendo le regole del suo Führer.

Perché la luminosa, coraggiosa e libera Hannah l’abbia amato, è cosa che riguarda solo lei e, se del caso, il dottor Freud, un signore di Vienna che come Hannah dovette lasciare precipitosamente la propria patria. Le idee amorose possono forse cambiare il mondo, quelle dei filosofi spesso servono i dittatori di turno.