Antigone 2.0

By on Nov 9, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Sul caso Cucchi non ci sarebbe molto da dire. Caso mai molto da fare. Quando una persona viene privata della libertà da parte di un organo dello Stato legittimato a farlo, dovrebbe essere più garantita dei tre porcellini nella casa di quello furbo costruita con i mattoni. E’ questa la differenza sostanziale (una delle) che discrimina la civiltà dalla barbarie, le Società nate dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dai totalitarismi. Ma Cucchi era solo un piccolo spacciatore ed è morto. Stando alle foto, non di raffreddore.

Ma se si parla di Cucchi – ed è una fortuna per noi tutti e per la salute della nostra democrazia – il merito va alla sorella Ilaria. Che con incredibile tenacia chiede verità.

Ilaria Cucchi mi fa venire in mente un’altra donna, l’Antigone sofoclea. Come Antigone Ilaria Cucchi non esita a sfidare l’autorità e il senso comune della legge. Ma a differenza dell’Antigone classica che muove in difesa della legge divina contro quella degli uomini, Ilaria Cucchi onorando il fratello persegue un’idea superiore di convivenza civile, quella che è capace di tenere insieme la ricerca della verità e delle conseguenti responsabilità, con la pietà per i propri cari.

Nella lettura hegeliana, Antigone è la tradizione contrapposta alla modernità, la legge della famiglia contrapposta a quella dello Stato. Ora, a meno che non si militi in una formazione mafiosa, appare ovvio da che parte stare, essendo il familismo – in particolare quello amorale correntemente praticato nel Belpaese – tra le principali cause del nostro degrado.

C’è, per nostra fortuna, una terza posizione (nella tragedia sofoclea è sostenuta dalla sorella di Antigone, ma non se la fila nessuno, la tesi e pure la sorella). Passare dalla logica aut – aut, che spesso porta a conclusioni progredite peggio del pur valido codice barbaricino, a quella et-et, molto più evoluta e moderna.

Dallo scontro bianco-nero, buono-cattivo che implica un approccio flessibile come un calorifero di ghisa, alla capacità di comprendere (e quindi contenere) anche i molti opposti che inevitabilmente convivono dentro noi. Onorando la memoria di Stefano, Ilaria onora se stessa. Pretendendo verità e giustizia, Ilaria libera se stessa e, insieme, tutti noi.