Sul caso Cucchi non ci sarebbe molto da dire. Caso mai molto da fare. Quando una persona viene privata della libertà da parte di un organo dello Stato legittimato a farlo, dovrebbe essere più garantita dei tre porcellini nella casa di quello furbo costruita con i mattoni. E’ questa la differenza sostanziale (una delle) che discrimina la civiltà dalla barbarie, le Società nate dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dai totalitarismi. Ma Cucchi era solo un piccolo spacciatore ed è morto. Stando alle foto, non di raffreddore.
Ma se si parla di Cucchi – ed è una fortuna per noi tutti e per la salute della nostra democrazia – il merito va alla sorella Ilaria. Che con incredibile tenacia chiede verità.
Ilaria Cucchi mi fa venire in mente un’altra donna, l’Antigone sofoclea. Come Antigone Ilaria Cucchi non esita a sfidare l’autorità e il senso comune della legge. Ma a differenza dell’Antigone classica che muove in difesa della legge divina contro quella degli uomini, Ilaria Cucchi onorando il fratello persegue un’idea superiore di convivenza civile, quella che è capace di tenere insieme la ricerca della verità e delle conseguenti responsabilità, con la pietà per i propri cari.
Nella lettura hegeliana, Antigone è la tradizione contrapposta alla modernità, la legge della famiglia contrapposta a quella dello Stato. Ora, a meno che non si militi in una formazione mafiosa, appare ovvio da che parte stare, essendo il familismo – in particolare quello amorale correntemente praticato nel Belpaese – tra le principali cause del nostro degrado.
C’è, per nostra fortuna, una terza posizione (nella tragedia sofoclea è sostenuta dalla sorella di Antigone, ma non se la fila nessuno, la tesi e pure la sorella). Passare dalla logica aut – aut, che spesso porta a conclusioni progredite peggio del pur valido codice barbaricino, a quella et-et, molto più evoluta e moderna.
Dallo scontro bianco-nero, buono-cattivo che implica un approccio flessibile come un calorifero di ghisa, alla capacità di comprendere (e quindi contenere) anche i molti opposti che inevitabilmente convivono dentro noi. Onorando la memoria di Stefano, Ilaria onora se stessa. Pretendendo verità e giustizia, Ilaria libera se stessa e, insieme, tutti noi.