Ancora a proposito di rivoluzione

By on Set 4, 2024 in Filosofia

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Ancora a proposito de “I tedeschi e la rivoluzione” di H. A. Winkler. Nella scorsa madeleine avevo scordato una citazione dell’Autore che mi aveva molto colpito: “Uno dei primi a dichiarare conclusa, grazie al progresso tecnologico, l’epoca delle rivoluzioni combattute in strada e sulle barricate fu Friederich Engels nel 1895, puntando al contempo sulle rivoluzioni delle urne nei paesi dove si poteva votare liberamente”. (Il riferimento lo si trova nell’introduzione alle “Lotte di classe in Francia” 1848, 1850).

Winkler prosegue riprendendo le riflessioni del politologo Richard Lowenthal secondo il quale “tutte le rivoluzioni occidentali “classiche” hanno avuto luogo prima di quella industriale. Nelle società industriali moderne la dipendenza dell’uomo dal funzionamento regolare dei servizi pubblici e così elevata da sviluppare un “riflesso anti-caos” capace di inibire qualsiasi rivoluzione” (1981).

Le “rivoluzioni sulle barricate” sarebbero quindi appannaggio dei paesi pre-industriali come Russia e Cina, da non confondersi con i tentativi di putsch come quello compiuto dai seguaci di Trump a Capitol Hill il 6 gennaio del 2021. Per quanto riguarda la veridicità del “riflesso anti-caos”, basti pensare alla puntuale incazzatura del cittadino urbano ogni qualvolta i lavoratori dei trasporti decidono di incrociare le braccia.

Sempre in tema di rivoluzione, l’altra scoperta di quest’estate faticata e faticosa la devo a Matteo Marchesini. Paziente quanto generoso, combatte la mia ignoranza a colpi di bibliografie puntuali quanto azzeccate. L’ultima in ordine temporale è “Confessioni di un ottuagenario” interessantissimo memoir di Cesare Cases. Tra il molto altro mi ha fatto anche scoprire la tesi fondamentale contenuta nel “Die Aussenseiter” di Hans Mayer, un saggio uscito negli anni Settanta.

Scrive Cases:La parola (Aussenseiter) era semplicemente la traduzione tedesca di “outsider”. Gli outsider erano tre categorie cui la rivoluzione borghese aveva promesso l’emancipazione senza mantenere la promessa: le donne, gli ebrei, gli omosessuali… Hans Mayer tracciava le colonne d’ercole della rivoluzione borghese in un momento in cui si stava perdendo la fiducia nella rivoluzione proletaria e ci si guardava attorno per scoprire nuovi fermenti rivoluzionari, nelle donne soprattutto”. Come sia andata a finire lo sappiamo: alle donne è vietato cantare, agli ebrei raccomandano di non indossare la kippah.