Un libro tira l’altro. E’ il caso di “Montaigne. L’arte di vivere” (Sarah Bakewell, Fazi Editore) scoperto passeggiando in quel lussureggiante orto botanico che è “Un secolo dentro l’altro” (Alfonso Berardinelli, Il Saggiatore). Ne ho già raccontato qui da qualche parte non mi ricordo più dove. Tornando a Montaigne, iniziamo a dire che scrivere su Montaigne è come scalare il K2 con le infradito. Diciamo che la Bakewell saltabecca elegante di cengia in cengia con la consistenza proteica di un pranzo pasquale napoletano: la sterminata bibliografia e l’altrettanto infinito apparato di note testimoniano l’accuratezza del suo lavoro preparatorio.
“Montaigne. L’arte di vivere” racconta la vita e il pensiero di Michel Eyquem de Montaigne accompagnandoci nel secolo in cui ebbe la ventura di nascere: il terrificante Cinquecento francese delle guerre di religione. Cattolici e protestanti si massacrarono a vicenda per un trentennio con la puntigliosa dovizia che sempre distingue il fanatismo religioso: divenne consuetudine impiccare, squartare, bruciare, trascinare per le vie delle città i corpi dei nemici, vivi o morti. Mentre riflettevo su come Montaigne riuscisse a cavarsela senza cedere al fanatismo restando centrato su sé stesso pur esposto com’era (fu sindaco di Bordeaux) la bacheca di un amico mi ha costretto a guardare la foto scattata da Ali Mahmud.
Ritrae il corpo di Shani Louk caricato su un pick-up. La ragazza è stata assassinata dai terroristi di Hamas il 7 ottobre nel corso dell’assalto al Nova Festival. Il padre ha dichiarato: “È positivo che la foto abbia vinto il premio. E’ una delle immagini più importanti degli ultimi 50 anni. Queste foto danno forma alla memoria umana. Penso che sia una buona cosa usarle per informare il futuro. Questa è la storia. Tra 100 anni guarderanno e sapranno cosa è successo qui”. Qualcuno (più d’uno) sostiene che la foto vada rimossa. Io che mi vanto d’avere sempre un’opinione perché l’assenza di opinioni è l’anticamera dell’ignavia, ora non so più cosa pensare. So solo che la foto non riesco a guardarla: mi viene in mente Kurtz nella penombra mentre pronuncia la parola orrore.
Sono trascorsi più di quattrocento anni da quando i cattolici e gli ugonotti di Francia stupravano, dilaniavano, bruciavano uomini, donne, vecchi e bambini. Nel frattempo l’Europa è andata avanti e indietro (assai più spesso indietro) sul binario della civiltà. E quel binario rischiò più volte di essere distrutto. Eppure, nonostante tutto, la crudeltà che disgustava Montaigne e faceva gioire i suoi contemporanei oggi non è più pensabile. Purtroppo solo in una regione ridicolmente limitata del globo terraqueo.