Da quando sono il badante di Madeleine passo molto tempo al parco Sempione, la destinazione naturale delle nostre passeggiate mattutine. Forse qualcuno immaginerà un’atmosfera di sereno vagabondare, per intenderci alla Robert Walser; spero di non deluderlo, non è così. Non solo il vagabondare di Walser è tutto fuorché sereno, ma avendo il nostro vagare un obiettivo preciso, contrariamente al suo il nostro non è affatto ozioso. L’obiettivo è il piacere di Madeleine. Poiché è generato dalla quantità di corse compiute nell’unità di tempo è misurabile con ragionevole precisione; in verità alle corse bisognerebbe conteggiare anche le lotte all’ultimissimo sangue che lasciano i contendenti ansimanti e soddisfatti a prescindere dagli esiti. Ai saggi giocatori non importa chi vince, quel che conta è divertirsi senza che nessuno si faccia male.
Chi frequenta regolarmente il parco sa che si tratta di un microcosmo che riassume la filogenesi di molte specie urbane. La foto che correda questa madeleine ritrae un gruppo di neo mamme con piccini al seguito, un esempio eccellente di una categoria che più milanese non si può, lo scimmiato per il fitness e la cura di sé. Trascurando le varie manifestazioni di droppping-out (la signora seduta in posizione yoga con confezione di Tavernello d’ordinanza; il suonatore di bongo solitario; l’imitatore di Frank Sinistra; il pittore di quadretti formato mezzo A4; la ciclista anziana…) e le stranezze metropolitane (le turiste giapponesi; le Tagesmutter con bimbi nel capiente vagoncino; le famigliole di stranieri in gita…) nelle ore del mattino la categoria regina è costituita da coloro che come me frequentano il parco per badantato.
Chiunque svolga la nobile attività di badantato canino inevitabilmente finisce con l’incontrarsi. E, come insegna il divino Goethe nelle “Affinità elettive”, si creano più o meno immediatamente legami destinati a durare nel tempo. Perché la Weltanschauung che accomuna (o al contrario, disgiunge) noi badanti è persino più salda della coda di una scimmia. Ci si riconosce immediatamente: chi ama i cani li conduce sguinzagliati in libertà, occupandosi di loro e controllando costantemente che non si caccino nei guai. Sono come bimbetti di due anni scarsi e come bimbetti vanno tenuti sotto controllo. Le signore (ahimè, la maggioranza) sedute con il cellulare all’orecchio non fanno parte della confraternita; castratori e castratrici di maschi dai bollenti spiriti, neppure. Il badante-amante riconosce i suoi simili nel giro di trenta millisecondi. E volentieri a loro si accompagna nel rito del giro del parco.
Questa lunga e inevitabile premessa per giungere al cuore stupefatto e dolente di questa noterella: la scoperta che alcuni dei badanti con i quali avevo nel tempo stabilito rapporti di amorosi sensi – quindi persone dotate di capacità affettive e empaticamente in relazione con il loro grazioso animaletto – sono arcistufi della (complessa) democrazia occidentale. Non sto parlando del marginalizzato che per sopravvivere fa amorevolmente il pisciacane; e neppure del punkabestia affettuosamente avvoltolato ai suoi simpatici pit-bull. Ma del dirigente d’azienda che governa fatturati da milioni di euro; dell’export-manager che gira il mondo e cambia lingua come voi ed io mastichiamo le pastiglie Valda; insomma di coloro i quali un tempo appartenevano alla “buona borghesia”, in particolare quella lombarda: solida, pragmatica, noiosamente attenta ai danè, ma anche (ma anche) lontana centomila miglia da volgarità ideologiche.
Resi forse meno timidi dalla comunanza canina, dall’amore indiscusso e indefesso per questi astutissimi animalini che ci parassitano la vita, hanno rotto gli argini e abbandonato i freni inibitori. Così con mio grande stupore mi confidano pensieri del tipo “ci vorrebbe una dittatura, illuminata però”; “la democrazia non ha più senso”; “Putin e Biden sono sullo stesso piano”; “Zelensky ha rotto i c*****i”; “la globalizzazione è una fregatura. L’Europa è una fregatura. Pensiamo ai nostri interessi”.
(Da quando sono il badante di Madeleine passo molto del mio tempo libero al parco. Ogni giorno offre nuovi sguardi e nuove sorprese. Non tutte gradevoli, non tutte gradite.)