Se risvegliato da opportuno sfregamento il Genio della Lampada mi chiedesse di quale onnipotenza vorrei sfacciatamente approfittare, penso che tra l’essere il Direttore Generale del Mondo o l’Uomo più Ricco del Pianeta sceglierei di diventare Ministro dei Saperi, a condizione di non avere limiti, né obblighi o controlli.
Il Primo Atto della mia potestà: quadruplicare lo stipendio degli insegnanti elementari e triplicare quello di tutti gli altri affinché il mestiere possa riconquistare una quota dell’antica considerazione e rispetto.
Il Secondo Atto riguarda i criteri di assunzione, mantenimento in ruolo e percorsi di carriera. La più importante competenza, quella decisiva, è l’Eros. Senza carica erotica, la dote che rende eccitanti anche le lezioni di analisi logica e di trigonometria, non c’è paideia ma banale trasmissione di qualche tecnica destinata ad essere scordata nello spazio di un mattino. (Nel mio inglorioso excursus scolastico ricordo con ammirazione e gratitudine un solo insegnante; ciuccio com’ero mi rimandò a settembre, ma grazie a lui iniziai a farmi qualche domanda sul significato della matematica).
Il Terzo Atto riguarda le Letture Obbligatorie. Esulano dai normali programmi scolastici e sono definite dal Ministro in relazione ad eventi circostanziati e contingenti; come gli antibiotici ad ampio spettro si rivelano utilissimi per contrastare le infezioni batteriche, così le Letture Obbligate svolgono la funzione di strumenti interpretativi di primo soccorso.
Esempio di Letture Obbligatorie: Mario Perniola, “L’arte espansa” (Einaudi). Perniola è un filosofo. Ha insegnato estetica a Roma ed è stato visiting professor in una quantità di posti che si fa prima a dire dove non è andato; ha il dono, oltre che dell’originalità e del coraggio di pensiero, anche quello della chiarezza: quello che scrive è in grado di comprenderlo chiunque dotato di un minimo di buona volontà, dote più unica che rara nel mortificante panorama filosofico contemporaneo. Qualunque cosa, sostiene Perniola, oggi può essere trasformata in “arte”, anche senza che il suo autore ne sappia nulla. Cosa è successo al “sistema dell’arte”?
L’autore della banana fissata con lo scotch sapeva benissimo ciò che faceva. Inevitabile, anche se perfettamente inutile, chiedersi perché mai a distanza di cento anni dalla “Fontana” di Duchamp (e dalla merda d’artista di Manzoni) si riesca a spacciare per nuovo, originale, creativo e “artistico” un gesto che, nel migliore dei casi, è solo una furbata di pubblicitari sagaci. La risposta più semplice è che solo il presente ha ragione (copyright Natalia Aspesi). Purtroppo il presente contemporaneo non solo non ricorda, ma nella stragrande maggioranza dei casi neppure conosce. Et voilà, le jeux sont fait