Per amare Ofelia

By on Lug 10, 2024 in Comunicazione

ofelia

E diciamolo una volta per tutte. Siamo grati a facebook per quello che è e per quello che serve. A me che quattro persone sono una folla e – santo cazzo, ma non sono ancora andati in vacanza!? – funge da protesi sociale. Poiché frequento solo canari al parco e un numero selezionato di vecchissimi sui sentieri di montagna, è la protesi perfetta per leggere quelle parti del mondo – diverse come specularmente simili – che altrimenti non incontrerei mai. Avendone il meglio, oltretutto; e risparmiando loro pure i miei innegabili difetti. Così leggo cose sapientissime e sbircio immagini bellissime di luoghi che per mia fortuna non visiterò mai.

Certo, qualche difettuccio ce l’ha anche facebook. Se sbagli una metafora, se usi un’espressione un po’ forte, se parli esplicitamente di una certa politica, ecco che lui ti mette al bando. Del resto, che prendere da un’intelligenza artificiale prompata da imbecilli naturali? Con qualche artificio, con l’uso di x e di y, di solito ci si fa comprendere benissimo e ce la si cava lo stesso. Il difetto vero, grosso come una cattedrale e – temo- ineludibile, non dipende però dalla macchina. Il problema, come sempre, siamo noi. Quando reagiamo con permalosità alle obiezioni; quando non sopportiamo critiche in luogo di panegirici; quando la suscettibilità – ossigeno inquinato del nostro tempo – avvelena non tanto la nostra capacità di giudizio ma anche solo il comune buon senso. Sciocchezze, al pari della carenza di originalità che spesso e volentieri intasa le bacheche con infiniti rimandi.

Come per il bite, indispensabile ausilio dei bruxatori notturni, anche il buon vecchio (ormai ha vent’anni) facebook richiede la sua brava manutenzione. Un’opera di pulizia che lo libera dalle incrostazioni e ne garantisce igiene e funzionalità. Ma mentre il bite basta metterlo di tanto in tanto a bagno in un pratico solvente, facebook va invece monitorato quotidianamente. Immagino che i quattro sfaccendati che insistono a leggere queste mie note stiano torturando le pellicine delle unghie, quelle che l’indimenticabile Professor Levi di “Lessico Familiare” intimava di lasciar stare, quindi vado al dunque.

Regola n°1

Si dà (e /o si chiede l’amicizia) per un’infinità di ragioni: l’ammirazione, la curiosità, la sorpresa, la tenerezza (etc. etc) che i contributi (non chiamiamoli post) delle persone suscitano in ciascuno di noi. Ognuno ha le proprie motivazioni, e tutte sono validissime.

Regola n°2

Si toglie l’amicizia in caso di gravi violazioni del comune senso del pudore. Esempi classici: sostegno pro-pal, antisemitismo e antisionismo, fascinazione per ogni genere di totalitarismo. A queste categorie direi banalmente ontologiche, ne va aggiunta una ulteriore non pianificabile a priori; si manifesta sull’onda del caso, della quotidianità, o dell’improvvisa circolazione di una notizia. Il caso Munro, la triste storia che ha generato una quantità di commenti non so se più imbecilli o meschini, è l’ultimo esempio, solo in senso temporale purtroppo. In tal caso, bannate in serenità. Certo, non salverete la vita di Ofelia. Ma la vostra trascorrerà certamente più gradevole: la stupidità ammazza più del Covid.