Viviamo senza sentire sotto di noi il paese
Viviamo senza sentire sotto di noi il paese
a dieci passi le nostre voci sono già belle e sperse
e dovunque ci sia spazio per quattro chiacchiere
si dà una mezza conversazioncina
là ti ricordano il montanaro del Cremlino
le sue tozze dita come vermi grassi
come pesi di ghisa le sue parole esatte
se la ridono gli occhioni di blatta
e rilucono i gambali dei suoi stivali.
Attorno una masnada di gerarchi dal collo fino
i favori di mezzi uomini sono il suo trastullo
chi fischia, chi miagola, chi frigna
lui solo spauracchio e picchia
un decreto dopo l’altro elargisce come ferro di cavallo
a chi nell’inguine, a chi in fronte, a chi nell’occhio
o al sopracciglio
è una pacchia ogni esitazione che decreta
e un largo petto di osseta.
Osip Mandel’štam scrisse “Viviamo senza sentire il paese sotto di noi il paese” nel novembre 1933 subito dopo l’aver assistito alla terribile carestia dell’Ucraina. Più nota come “Epigramma a Stalin” gli costò l’arresto, la deportazione e poi il divieto di risiedere a Mosca. Arrestato una seconda volta nel 1938, venne mandato in un gulag nell’Estremo Oriente dove non arrivò mai. Morì di tifo il 27 dicembre 1938 nel campo di transito di Vladivostok. Il corpo di colui che è ritenuto il più grande poeta russo del Novecento venne sepolto in una fossa comune. Temo che Vladimir Vladimirovič Putin non abbia la fortuna che la sorte ha riservato a Stalin.