Travolto dagli esiti – per altro assai facilmente prevedibili – della morte dell’Arcitaliano, in queste settimane mi sono sforzato di leggere anziché scrivere, impedendomi anche di commentare gli scritti altrui. Ma come sappiamo bene, come una ciliegia tira l’altra così un post (particolarmente quelli intelligenti) genera l’insostenibile prurito dell’indice destro, il più andicappato della val Padana nell’arte del pigiare la qwerty.
Terminate le geremiadi in morte di Silvio, il solo vero Arcitaliano dal dopoguerra ad oggi (il povero Malaparte neanche gli spiccia l’ingresso di casa) taciute le ingiurie di coloro che, perduto il nemico ideale (“ladro, mafioso, corrotto, corruttore”) non sanno più a che avversario votarsi, speravo fosse possibile tornare ad occuparsi di comunicazione spicciola, di quella cosa che va sotto il nome di pubblicità ed è (da tempo) la (sola) letteratura dei poveri.
Neanche un attimo di tregua, giusto un po’ di respiro in attesa dell’apertura del testamento, ecco che implode (è il caso di dirlo) la vicenda del sottomarino dei ricchi, seguita immediatamente dallo speronamento degli yuotuber. E la rete, rinvigorita come una signora in età dopo una seduta dall’estetista, pullula come una bilancia, l’attrezzo di raccolta per pesci piccoli, ribolle di commenti, sottili distinguo, perorazioni, stupefazioni, maledizioni, giustificazioni, assoluzioni parziali e in contumacia. Sono i momenti in cui, seppur fortificati dalla sempiterna ferocia di Guia Soncini, avvertiamo maggiormente la scomparsa del Grande Inimitabile Alberto Arbasino.
Avrei voluto parlare dell’ultima avventura semantica del Mulino Bianco. Mi apprestavo a scrivere una sottile “madeleine” filosofica sull’estetica del biscotto da prima colazione, quand’ecco che il Pelato Prigozino mannaggia a lui, un tizio che se non fosse un efferato tagliagole uscirebbe giusto a Nord-Ovest di Paperino, mi ha rubato nuovamente la scena e l’attenzione. E il web, in attesa delle dimissioni (?) della signora Santanchè, ancora una volta dibatte, discute, s’accapiglia. E poi prende un caffè.