La prima cattiva notizia è che milioni di italiani sono dell’idea che la Terra sia piatta, che l’uomo non abbia mai messo piede sulla Luna, che l’Olocausto non sia mai avvenuto (cfr. sondaggio condotto da Swg). La seconda cattiva notizia è che rispetto all’analoga indagine firmata dal Censis nel 2021 (55° Rapporto sulla situazione sociale del Paese) i dati peggiorano sensibilmente.
Gente che respira la vostra stessa aria – quasi un terzo dei connazionali – giudica “plausibile” “che i vaccini altro non siano se non un sistema per controllare le masse grazie alla tecnologia 5G”. Secondo i ricercatori che hanno condotto l’indagine “l’aspetto che colpisce sono alcune costanti fra chi sposa questo tipo di teorie: l’età anagrafica, che è spesso fra i 35 e i 44 anni, la provenienza dal Sud e la presenza di credenti praticanti”.
Quali sono le cause di quella che è (giustamente) considerata una presa di distanza dalla modernità? Secondo il Censis sono da ricercare nella rottura del patto sociale: dava per garantito che i figli sarebbero stati meglio dei genitori e non il contrario. In buona sostanza l’ascensore sociale – che in Italia si è sempre mosso con placida lentezza – si è arrestato del tutto.
“Le fasce di età maggiormente coinvolte nelle teorie cospiratorie siano quelle da 35 a 44 anni e da 45 a 54. Sono generazioni colpite dalla frustrazione che porta a essere vulnerabili rispetto ai sistemi di lettura della realtà alternativi. E vengono spesso dal Sud, che ha avuto accesso in misura minore al benessere. Inoltre, i 35-44enni sono i nati nell’era post ideologica e le ideologie, poco importa se discutibili, erano comunque delle bussole. Un altro elemento importante è ovviamente l’impatto dei social network: parliamo delle prime generazioni che si informavano sul Web esponendosi a visioni antisistema che online circolano in grande quantità” afferma Alessandro Rosina, saggista e professore di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano
E finalmente, come direbbe Mike Buongiorno alla signora Longari, qui cadiamo sull’uccello. Ovvero sul piano delle responsabilità oggettive. Tralascio quelle politiche. Penso a quelle spicciole, soggettive, delle migliaia dei “tengo famiglia” pronti a buttare la nonna dalla finestra per un click in più su un titolo scemo, per un articolo più falso di uno sputo di plastica, per un comunicato (una dichiarazione, una falsa notizia etc. etc.) che i frustrati, i senza speranza, gli analfabeti di andata e ritorno prenderanno certamente per plausibile, verosimile, vera. Insomma, le responsabilità di quella gente che bene o male (di norma, malissimo) fa parte del sistema della comunicazione del nostro paese.
Ovviamente come sempre c’è di peggio dei quattro (quattrocento, quattromila, quarantamila?) untorelli che scrivono cazzate acchiappa click sul web con la speranza di poter divenire un giorno untoroni da talk televisivo, quelli che di click ne acchiappano a milionate. Ma le sorprese non vengono da chi per sbarcare (spesso assai comodamente) il lunario spara cazzate. Le sorprese vengono dagli intellettuali*, di nome e di fatto le élite delle comunità nazionali e non.
Se dunque non desta sorpresa che Red Ronnie, Wikipedia lo definisce “giornalista, critico musicale, conduttore televisivo e conduttore radiofonico”, affermi che l’alluvione in Romagna è stata (forse) causata da una diga (il “forse” è un classico della retorica complottista: si parano le chiappe) leggere le opinioni di uno scrittore del calibro di Jonathan Franzen è invece stupefacente e doloroso. Nel 2017 ha dichiarato di sentirsi “a disagio” di fronte ai quadri di Caravaggio, un assassino, capite; come anche leggendo le pagine di Joseph Conrad, scrittore “imperialista”.
Si dirà che queste fregole riguardano la tipica imbecillità puritana degli States. In quel grande paese ogni secolo ha la sua brava caccia alle streghe: ieri erano i comunisti perseguiti dal senatore Joseph McCarthy, oggi qualsiasi manifestazione di cultura libera da vincoli e pregiudizi. Poi accade di leggere le dichiarazioni del nuovo direttore del Salone del Libro (evviva, finalmente una donna! Finalmente un intellettuale “fuori dal coro”! Finalmente una scrittrice brillante e non paludata!). A proposito del ragazzotto che ha colpito con 6 coltellate l’insegnante alle spalle, Annalena Benini ha dichiarato: “dobbiamo riflettere sulla scuola, evidentemente il ragazzo era annichilito dalla eccessiva competitività che si respira nelle aule”. Come scrive acutamente il mio amico Arturo C. “nessun accenno alla responsabilità personale dello studente e nessuna condanna, sia pur larvata, del suo comportamento criminale”. La domanda sono quindi due: dove abbiamo sbagliato (per esserci ridotti così)? Dove finiremo per sbattere tra minuti 5?
* intellettüale agg. e s. m. e f. [dal lat. tardo intellectualis. “Riferito a persona, colto, amante degli studî e del sapere, che ha il gusto del bello e dell’arte, o che si dedica attivamente alla produzione letteraria e artistica… per indicare complessivamente coloro che si dedicano agli studî, che hanno spiccati interessi culturali, che esercitano una attività intellettuale o artistica” (Treccani)