Ho sempre pensato che i migliori sono quelli che restano. Con gli altri, quelli che se ne vanno per scelta o per forza maggiore, non ci puoi costruire più niente. A volte però il processo selettivo raggiunge livelli (e quindi esiti) insostenibili. Ieri se n’è andato il miglior uomo politico degli ultimi trent’anni, oggi ci lascia Luca Serianni, il linguista di severa mitezza investito sulle strisce pedonali dal compatriota che ieri ha vinto la gara quotidiana dell’incompetenza criminale.
Sono debitore a Luca Serianni di una monumentale “Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria” (Utet editore) che al fianco de “Il Dizionario della lingua italiana” del Devoto-Oli, mi fa bonaria compagnia cercando di porre rimedio a miei inemendabili svarioni. (La grammatica del Serianni è particolarmente preziosa anche in virtù del fatto che è l’ultimo dono della ex-corta che ha smesso di assomigliarmi, frutto di una gabola che solo gli appassionati di carta stampata possono apprezzare e comprendere).
Luca Serianni aveva 75 anni. L’età migliore per uno studioso che, una volta conclusa l’attività di ricerca militante, può dedicarsi con agio e voluttà al piacere della divulgazione. Purtroppo non sarà così: ancora una volta gli incapaci si rendono responsabili della selezione dei migliori.
Per nostra fortuna Luca Serianni ha fatto in tempo a pubblicare una quantità di piccoli libri (piccoli solo nel formato) sostanziosi, nutrienti e di facile accesso. Basta una gogolata e li trovate. Leggeteli. Con me non ha funzionato, ma certamente renderà voi persone migliori.