Marcatori del tempo

By on Set 29, 2020 in Contemporaneità

Scorrendo il giornale sono finito sul longform di Repubblica dedicato al massacro del Circeo. La foto, per fortuna sostituita, è quella della sopravvissuta. Fa capolino dal bagagliaio dell’auto dove gli assassini l’avevano ficcata credendola morta. Non comprendo se il suo volto esprima sollievo per la vista dei soccorritori o sia il sembiante del terrore. Forse entrambe le emozioni sono più simili di quanto non sia possibile pensare. Sono passati 45 anni. Eppure il volto rigato di sangue di Donatella continua ad essere per me l’immagine suprema dell’orrore in tempo di pace. (Mi fa senso l’ espressione “tempo di pace”, perché – evidentemente – in pace con sé stessi gli umani, gli umanoidi?, non riescono ad esserlo mai). Un marcatore del tempo che non passa.

Salgo sul 2, un vecchio tram serie 4700 costruito negli anni ’60. La foto che ho scattato si direbbe “emblematica”, parola usata spesso a sproposito. Emblema un tempo significava “quadro a mosaico”, letteralmente “ciò che è stato messo dentro”. Le pietre nel quadro a mosaico, un avviso affisso su ciò che non si può fare. In questo caso sputare sul tram. Un classico marcatore del tempo, come i divieti di bestemmia o le sputacchiere negli angoli degli uffici pubblici. Ne ricordo una pesantemente decorata nell’androne dell’Ospedale di Conegliano, anni ’50.

Qualcosa è cambiato? Certo, la gente pare abbia smesso di sputare sul tram. Non per strada, come insegnano gli amici cinesi di Paolo Sarpi coadiuvati da volenterosi autoctoni spruzzatori di saliva: qualche passetto avanti dunque l’abbiamo compiuto. Il “new educational index” ora è la mascherina, beninteso indossata per benino a serrare naso e fauci; siamo ancora lontani dalla perfezione, ma tra qualche altro migliaia di morti ci arriveremo.

Quello che non cambia è la ferocia che spinge gli umani a gioire per il dolore altrui al punto di provocarlo per nessun altro motivo che il proprio piacere.

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