Ho incontrato éphémère che ero ancora un pischello all’università. Ero salito nella sede che allora stava dalle parti della Statale per consegnare la correzione delle terze bozze di un libro di cui ho scordato il nome. Lui stava in compagnia di un fox terrier a pelo ruvido, circondato da assistenti che mi parevano bellissime e in gambissima, la rosa di plastica rossa d’ordinanza appuntata al rever della giacca. Di chi sto parlando? Ma del parmense più chic, più elegante e più snob che la pianura padana (territorio vocato alla produzione di talenti fuori registro) abbia prodotto degli ultimi cinquant’anni: Franco Maria Ricci.
Cosa resta del suo lavoro ora che FMR, “la rivista più bella del mondo” come pare la definì Jacqueline Kennedy prima di trasformarsi in Jackie O, venduta al momento giusto (e immagino a caro prezzo) è stata massacrata da chi l’ha insensatamente comprata? Oltre al labirinto più grande al mondo, a Fontanellato, di lui credo resterà la ricerca della bellezza conseguenza dell’amore per la bellezza che FMR ha inseguito per tutta la vita. Quella bellezza che nel nostro ingiustamente fortunato paese, immeritato titolare di oltre i tre quarti del patrimonio artistico mondiale, si nasconde in ogni borgo, città, palazzo, corte e financo puro paesaggio.
L’uomo dalla rosa di plastica rossa, suprema civetteria di sapore che più post-proustiano non si può, la bellezza la narrava con l’eleganza di chi sa perfettamente che le cose belle – qualunque esse siano: dipinto, giardino, scultura, carattere di stampa o prodotto del design industriale – sono tali (resteranno tali) sino a quando qualcuno sarà in grado di riconoscerle, di comprenderle, di amarle traducendo la loro lingua originaria in quella dei contemporanei Come insegnava Aby Warburg, Dio è negli dettagli. E FMR era un vero maestro dei dettagli.
Purtroppo anche il Diavolo ama i dettagli. Non solo, è pure abilissimo nel confondere i linguaggi. Inevitabile che quello della bellezza, un tempo indiscutibile se non addirittura sovrano, oggi sia una lingua in via di estinzione. Nel farsi e disfarsi dei linguaggi che nascono e muoiono come cattedrali di nuvole sul mare, s’impongono parole e codici nuovi; così canottiere bianche avvolgono torsi tatuati, ciabatte al posto di sandali e mocassini e crani variamente rasati accompagnano il levarsi di saluti romani. La bellezza indiscussa e indiscutibile che tanto piaceva a FMR si è rivelata effimera: ciò che un tempo veniva celato con discrezione per vergogna o consapevolezza di sé, oggi è finalmente esibito con orgogliosa sicurezza.
(Ogni epoca ha le sue volgarità. Se a Marcel sono toccate le Verdurin, noi infinitamente più modesti quali siamo ci dobbiamo accontentare di eleggerle in parlamento).