Buon ultimo è arrivato Rutelli con l’accusa di autoritarismo leaderistico, la stessa che la stampa e i politici rivolgono all’unisono da ieri, la versione aggiornata de “il pallone è mio” di quando eravamo bambini ai giardinetti. Una coerenza di voci sorprendente anche dal punto di vista dell’esercizio retorico. Qualche esempio: Roberto Tallarita sul “Post” ci spiega che la citazione di Frost “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta” usata dall’ex-premier nel suo annuncio non coglierebbe “la morale poetica involontariamente nascosta”; per Giulia Siviero il femminismo di Renzi sarebbe invece solo “sfruttamento come strategia di marketing”.
Una bastonatura sistematica e articolata che, stiamone certi, proseguirà nei prossimi giorni, settimane e mesi. Sincronica e parallela a quella a cui è sottoposto l’altro Matteo, lo sciagurato Truce a cui sino all’agosto scorso pochi rifiutavano il bacio dell’anello. Ne parlo sperando di non annoiare troppo i quattro sfaccendati che seguono questa fanzina perché l’argomento riguarda ormai più la narratologia che la politica, più la retorica che il giornalismo. Per dirla papale, più la psicopatologia della vita quotidiana che la tattica parlamentare. Come Franti nel libro “Cuore” sul destino del quale ci illuminò il mai abbastanza compianto Umberto Eco, come Long John Silver de “L’isola del tesoro”, come il povero Moby Dick che, ma guarda un po’, non vuole essere trasformato in una lampada dall’irritabile capitano Achab, Renzi è diventato il cattivo per eccellenza. Al punto che – ci scommetterei un rene – se a sinistra-sinistra giocassero il gioco della torre, con buona probabilità tra i due Matteo sarebbe il fiorentino quello scaraventato giù.
Purtroppo, nella tragedia come nella commedia, non possiamo fare a meno dei signori Hyde, Stavrogin, Javert, per non parlare della signora Macbeth. Senza di loro non c’è letteralmente storia e spesso, come nel caso del delizioso Hannibal Lecter, neppure divertimento. Il caso di Giuda poi (magistrale l’interpretazione che ne diede l’immenso Jorge Luis Borges) poi è da manuale: senza di lui neppure Cristo sarebbe riuscito a salire sulla croce. Rendiamo quindi grazie al boy-scout di Rignano, magnifico catalizzatore dell’invidia generata da coloro di cui nel bene o nel male non si può fare a meno di parlare, e parlandone sparlare. Il più autentico, il più antico vizio nazionale.