Perdite

By on Giu 9, 2019 in Letteratura

“Il libro a domicilio è comodo, ma il lettore perde il suo librario, che lo guida nella scelta” dichiara Carla Bernini, ideatrice insieme al marito Luca Nicolini della libreria “Nautilus” di Mantova e di quell’invenzione incredibile che è il Festival della Letteratura.

Frequento librerie da quando ho imparato a leggere. Per piacere, per necessità, per lavoro. Ricordo anche di aver lavorato da ragazzo in libreria, una lontana estate di tanti anni fa. Fu quella la volta in cui una signora, elegantissima come spesso accade in provincia, mi chiese di essere “guidata nella scelta”; aveva urgente necessità di un metro e cinquanta lineare di libri con la costola rossa per fare pendant con la tappezzeria.

Quanti sono (quanti erano) i librai realmente in grado di “guidare la scelta”? Ricerca persino più sofferta delle armi di distruzione di massa nell’Iraq di Saddam Hussein. Da che mondo è mondo, i librai non leggono i libri: non ne hanno il tempo vista la rotazione vorticosa dei titoli sui banconi e sospetto neppure la voglia; ricordo come scorressero frettolosamente i “copertinari”, terrificante neologismo che nelle case editrici identificava il catalogo delle novità che i venditori di libri porgevano loro. (Non è forse del tutto inutile ricordare che neppure i venditori di libri sono necessariamente lettori forti)

Certo, c’erano eccezioni. Ci sono ancora ovviamente. Di norma nelle piccole città potevi incontrare librai bravissimi nel comprendere a pelle cosa sarebbe piaciuto leggere alla signora Bianchi, o cosa avrebbe commosso la signora Verdi; un consiglio intelligente per un regalo, o il suggerimento della strenna natalizia, idi regola un costoso volume illustrato da mettere in bella vista sul tavolino di vetro del salotto. Un criterio simile agli algoritmi di Amazon (se hai comprato questo, ti piacerà quello) che nulla ha a che vedere con la “guida nella scelta”, ovvero l’accompagnamento del lettore in territori a lui ignoti e sconosciuti

Tuttavia, qualche libraio in grado di dare un suggerimento, un’indicazione, una seria valutazione di lettura, l’ho incontrato. L’ultimo in ordine di tempo me lo tengo caro al punto da evitare di entrare in libreria in sua assenza; mi risparmio l’incazzatura che l’ignoranza (“Arendt si scrive con l’acca?) ogni volta mi provocano. E, con buona pace per la signora Carla, trattandosi di persona che i libri li legge per piacere e per studio, il mio libraio del cuore si guarda bene dal “guidare nella scelta”.

Diciamoci la verità, il librario è diventato un commesso. Nel migliore dei casi un porgitore di merce. È colpa della Feltrinelli che ha trasformato le librerie in after hours, di Amazon e del commercio digitale? Lo stesso destino toccato ai farmacisti, divenuti loro malgrado droghieri.

Riguardo il Festival della Letteratura, inevitabile chiedersi cosa sia divenuta la lettura oggi. Quesito che si pone “Una meravigliosa solitudine” (Lina Bolzoni, Einaudi) saggio sull’arte di leggere nell’Europa moderna. Viviamo in un mondo in cui i modi di comunicare, e di pensare – scrive l’autrice – cambiano a una velocità che la storia non ha mai conosciuto. Cosa significa tutto questo per la lettura?

Provo grande ammirazione per il lavoro di Carla Bernini e Luca Nicolini. Tuttavia non posso non provare straniamento alla notizia che l’anno scorso il Festival ha richiamato 115 mila persone; la città di Mantova non arriva a 50.00. Un fenomeno pop come un concerto rock, due partite di calcio, un comizio dei metalmeccanici dei tempi andati. Ma la lettura non è (non era) dialogo silenzioso con gli autori, relazione strettamente personale?

Evidentemente il libro non basta più, è il rapporto diretto che si pretende; con le domande il più delle volte inutili e le risposte, inevitabilmente sempre le stesse, presentazione dopo presentazione, reading dopo reading, premio dopo premio, festival dopo festival; quasi che, come i sudditi ai Re taumaturghi incaricati di guarire dalla scrofola, il lettore chiedesse agli autori il miracolo di dare senso e significato al nostro essere fuori dal tempo. Una “guida nella scelta” che ahimè assomiglia sempre più ai consigli per gli acquisti.

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