Quando ero piccolo mi è accaduto più volte di ascoltare il discorso della montagna tratto dal capitolo quinto del Vangelo secondo Matteo. L’espressione “poveri di spirito” accompagnata dalla sentenza che li designava beati poichè loro era il regno dei cieli, mi risultava minacciosa prima ancora che oscura. Perchè mai avrebbero dovuto considerarsi “beati” se non possedevano altro che la loro indigenza? E perchè la loro condizione miserevole era proposta quale esempio ed obiettivo? Mistero fitto che la modestia della predicazione non provava neppure a spiegare. Inevitabile allora pensare che “poveri di spirito” si riferisse a individui non eccelsamente dotati di capacità intellettuali. Nel migliore dei casi sempliciotti, nel peggiore perfetti deficienti.
(Solo parecchio tempo dopo compresi che “poveri in spirito” significa persone umili oltrechè realmente povere perchè disinteressate alle cose terrene; in virtù di ciò pronte ad ascoltare il messaggio ultraterreno. Dal che non è forse irragionevole concludere che la chiesa ha bisogno della povertà, come se la conquista di un benessere diffuso e generalizzato potesse metterre in crisi la sua consistenza istituzionale; ma questa è un’altra storia).
Il ricordo dei “beati i poveri di spirito” della mia infanzia mi è tornato in mente leggendo della riforma fiscale di Trump, la miglior dimostrazione delle tesi nicciane sull’eterno ritorno. Rispolverati i magici ’80, tratto dalla naftalina l’edonismo reganiano e la pur valida curva di Laffer, zac! un bel taglio alle tasse dei ricchi (scusate la semplificazione, ma quando si taglia si taglia) et voilà che i giochi sono fatti. Come pure sono fatti, in tutti i sensi visto l’incredibile consumo di stupefacenti, gli elettori trumpisti, quella base composta da red-neck e rust-belt che perso il lavoro, persi i sussidi e tra poco pure privati di uno straccio di welfare sanitario di obamiana memoria, continuano tuttavia ad appoggiare entusiasticamente il loro presidente.
Forse la mia interpretazione infantile non era poi così sbagliata. I poveri – a volte, spesso, molto spesso? – sono pure assai coglioni.