Della spintarella gentile, la teoria che ha fruttato il Nobel per l’economia a Richard Thaler, avevo raccontato tanto tempo fa sul mio primo blog “La rosa e il giardiniere” in occasione dell’edizione italiana del suo libro (“Nudge. La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni sul denaro, salute, felicità”). In tutta onestà, avevo colto l’importanza di questo lavoro solo grazie alla scelta compiuta da Obama. Il Presidente più rimpianto nella storia degli USA aveva infatti fatto proprie le strategie di motivazione comportamentale suggerite da Thaler.
Cosa sia un “nudge” lo spiega benissimo la copertina del libro: un elefante adulto dà un ruzone gentile ma fermo ad un elefantino. Esattamente ciò che facciamo noi con un cucciolo d’uomo un po’ riottoso o quando il nostro amico a quattro zampe indugia troppo su una discutibile sorgente odorifera. Immagini che porterebbero ad ipotizzare che il nudge consista in una relazione transazionale adulto-infante, dove l’adulto è lo Stato e/o l’istituzione, e l’infante sciocchino tutti noi. Niente di più errato. Il “nudge” applicato con intelligenza ai sistemi mutualistici, alla previdenza sanitaria, agli stili di vita in generale, favorisce l’acquisizione di scelte e modelli comportamentali egualmente liberi ma quanto più intelligenti e sensati attraverso semplici (sì, avete letto bene: semplici) ribaltamenti di prospettiva, procedura, comunicazione. Ovvero attivando modalità premianti piuttosto che punenti, che favoriscono il singolo e la collettività.
L’altro motivo che mi rende particolarmente contento del premio al professor Thaler è che, finalmente!, i premiati non sono i numeri, gli algoritmi o le procedure, ma la vita vera qui e ora delle persone. Non le “macchinette matematiche” per fare soldi, ma i comportamenti virtuosi e intelligenti. Per il singolo e per il pianeta. Ovvero, consumare meglio per vivere meglio. Il fatto che Thaler sia premiato proprio in concomitanza con la cancellazione di Carotone Donald delle politiche ambientali di Obama, non può non farci pensare.