Un invito

By on Ago 15, 2017 in Letteratura

Questa non è una recensione quanto piuttosto un invito e un augurio. Che possiate provare il desiderio di incontrare un libro che è semplice definire un capolavoro (sono dieci o venti in tutto?) assoluto. L’ho terminato oggi, onorando nel migliore dei modi una “festa” insensata come quella di ferragosto. Si tratta de “Il viaggio di Yash”, Jacob Glatstein, Giuntina. Una ecensione degna di questo nome la trovate su http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=4&sez=120&id=6683 a cura di Wlodek Goldkorn, l’autore de “Il bambino nella neve”. (A Wlodek Goldkorn va tutta la mia gratitudine per ciò che scrive come autore e come saggista e, soprattutto, per ruolo di “provocatore etico” che ha il coraggio e la capacità di svolgere nei tempi sempre più bui in cui ci è toccato di vivere).

“Il viaggio di Yash” è un capolavoro ho scritto qualche riga fa. O meglio: un capolavoro assoluto. Cosa distingua questa categoria dalle altre – capolavori e non – è presto detto. Primo, un capolavoro assoluto è sempre e essenzialmente pura letteratura: l’esercizio di creare mondi con le parole; secondo, come insegna Borges, muta la percezione (e la comprensione) di ciò che è stato scritto prima. Terzo e ultimo, un capolavoro assoluto spalanca una porta sulla realtà futura, quella che deve ancora accadere e che accadrà o sta accadendo, illuminandola come la luce di una torcia una stanza buia. Non voglio dire nulla di più se non che il “Il viaggio di Yash” avviene nel ’34. Non credo sia inutile sottolineare come la stanza buia è quella in cui ci troviamo a vivere noi oggi tra vecchi e nuovi razzismi, vecchie e nuove ferocie, vecchia e nuova indifferenza.

Dimenticavo: “Il viaggio di Yash” è, come tutti i capolavori assoluti, un’opera di struggente bellezza la cui lettura regala pagina dopo pagina la sottile vertigine che proviamo quando nel sonno, pur consapevoli di sognare, inevitabilmente perdiamo il senso dei piani di realtà.