Con il consueto ritardo che si dedica alle cose marginali, oggi ho finalmente “preso in mano” come ama dire l’amica VG il numero dell’Espresso di domenica scorsa. Il cui acquisto non è stata una scelta, ma un’imposiziione come accade da molti mesi.
All’interno, insieme al panegirico sul ritrovato ruolo della carta stampata e al peana autoreferenziale su quanto bello-insostituibile-rinnovato sia il settimanale medesimo, chi trovate a pagina 50 se non l’immarcescibile fondatore Eugenio Scalfari? Sotto un titolo in rosso alla Adriano Pappalardo (“Rincominciamo”) due paginette del Direttore ripropongono (per la quarantaseiesima volta) la storia della nascita, la crescita, il trionfo e la recente malattia del giornale. Che si conclude con una perla: “Una sola cosa è certa per chi deve oggi celebrare L’Espresso” scrive Scalfari parlando a nuora perchè suocera intenda: “Da quando il nostro settimanale si vende la domenica congiuntamente a Repubblica, quello è il giorno in cui le due testate insieme vendono più di tutti gli altri giornali italiani” (investitore pubblicitario, capito mi hai?)
Un’affermazione indubbiamente temeraria che giusto un novantenne glorioso e stimato come Scalfari può permettersi, non tenendo in nessun conto dell’incazzatura degli abbonati che per mesi pagarono L’Espresso due volte (il sistema dei buoni fu introdotto dopo) e dei comuni lettori che, come me, continuano a detestare le vendite imposte. Nel dubbio fatevi due chiacchere con il vostro giornalaio di riferimento, augurandovi di averne uno sveglio come il mio.
La cosa più divertente in questo panorama di fallimenti e sciagure, le tirature dei quotidiano italiani sono ormai frazioni di frazioni, è la reazione di Mariolone Calabresi, il nuovo direttore di Repubblica che passerà alla storia per aver promosso Concita De Gregorio e giubilato Adriano Sofri.
Interpellato più volte via mail dal sottoscritto e da un numero consistente di lettori variamente infastiditi, Mariolone ha serenamente scelto di non rispondere a nessuno. Mai. Che per uno che dichiara di essere il paladino del lettore e della libera informazione (e bla e bla e bla) non è male per niente.
Trovo francamente bizzarro che un giornale liberal-socialisma come lo definisce Scalfari imponga l’acquisto; ma poichè al peggio non c’è limite mi domando quale altra testata del Gruppo sarò prossimamente costretto a comprare insieme a Repubblica in caso di defaillace di vendite. Vediamo, Mente&Cervello o uno a caso dei quotidiani locali?