Pensare solo ai soldi non è una buona idea

By on Set 28, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

“Occidente senza utopie” (“Il Mulino”, 11,9 euro) è il lavoro di Massimo Cacciari (filosofo) e Paolo Prodi (storico) dedicato all’Europa. In spiccioli, la tesi sostenuta dagli autori è che sbiadito ogni progetto utopico, il declino del nostro continente non deriva solo dalla corruzione delle regole e delle istituzioni, ma quale “conseguenza di una crisi di civiltà”. Parola questa che da sempre (Krisis, Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein, Feltrinelli, 1976) agita la mente Cacciari.

Forse perché non sono uno storico e neppure un filosofo di professione, provo un’istintiva diffidenza per espressioni quali “crisi di civiltà” e “fine della storia”. Penso che la (comunque difficile) comprensione dei caratteri di un’epoca – età, stagione o civiltà –  richieda un minimo di distanza, come se i milioni di fatti che costituiscono l’insieme della realtà presa in esame richiedessero l’attenzione di un lettore affetto da presbiopia piuttosto che da miopia. Se penso a tutto ciò di importante, significativo se non addirittura definitivo prodotto riguardo alle civiltà e al loro declino (da “L’autunno del Medioevo” di Johan Huizinga, sino ai capolavori di Le Goff tanto per calare degli assi di briscola sul tavolo) si tratta sempre di opere frutto di un grande lavoro, una ancor più grande tradizione e una distanza addirittura secolare. Ma la scienza, al contrario di fedi e credenze, è una catena di smentite e vive di (sane) contrapposizioni. Ben vengano dunque anche teorizzazioni che ricordano più il sapore degli istant-book piuttosto che degli studi più lungamente meditati.

Riguardo al tema della perdita dell’utopia o del “sogno” come direbbe Briatore, il più famoso geometra di Cuneo, mi viene in mente l’affermazione pronunciata oggi dell’amico Ugo Clima a proposito delle aziende: “Chi crede che per fare un’azienda basti mettere dei soldi, dimostra di non aver capito nulla di soldi e soprattutto di aziende”.

Ecco, penso che nel fare l’Europa abbiamo (abbiano) commesso lo stesso errore, pensare ai soldi senza dedicare tempo e risorse al progetto, alle idee, ai valori. Forse è questa la vera crisi della nostra civiltà.