Che la comunicazione, tutta la comunicazione, viva di semplificazioni e di topoi è cosa ampiamente nota. E’ un problema di tempo, di velocità di lettura. Ma anche di pigrizia e di bisogno – in perfetta relazione causa/effetto con la duplice pigrizia di scrive e di chi legge – di creare quelli che gli americani chiamano characters.
Il teatrino della politica (era o non era il povero Bossi a chiamarlo così?) è zeppo come un secchio pieno di anguille di personaggi e personaggetti fissi e stereotipati come gli eroi di Disney: Topolino, acuto investigatore e fedele fidanzato; Pippo, buono, caro e deficiente (come quasi tutti coloro che insistono a farsi chiamare così). Paperino, sempre sfigato e sempre reattivo; Qui, Quo e Qua fastidiosamente perfettini come devono esserlo da contratto tutti i boy scout di questo mondo.
Purtroppo, non sempre e non tutti i characters, ovvero la costruzione dei personaggi, funzionano. Cioè stanno in piedi logicamente. Uno dei più abusati negli ultimi mesi e nelle ultime settimane, è la supposta equivalenza (e quindi interscambiabilità) che correrebbe tra Parisi e Sala, i due pezzi grossi della competizione elettorale milanese.
Sono due manager, dice la vulgata. Hanno la stessa storia. Hanno compiuto lo stesso percorso, manco fossero due suiveur del Tour de France. Un abbinamento abbastanza stucchevole perché sostanzialmente falso. Ma vabbè, chissenefrega: tra una settimana si vota, tra un’altra c’è il ballottaggio e poi ciccia al culo, come dice spesso anche se non sempre la mia amica EBMA, l’appassionata scaligera amante delle espressioni icastiche.
Questa mattina però, ho avuto l’impressione che si sia varcato un limite. Scrutando la prima pagina del “Corriere” ho visto/letto la vignetta di Giannelli, di norma acuto e brillantissimo. La trovate qui. Anche lui scivola banalmente sulla storia dell’equivalenza; anche lui suggerisce il gemellaggio: tirar fuori una vignetta intelligente al giorno dev’essere veramente dura.
Eppure il limite c’è, e si chiama buon senso. Con Sala, bello o brutto, simpatico o antipatico che sia, stanno gli schieramenti politici di chi – mi limito alle cose macroscopiche – vuole limitare il traffico, provare a tutelare la qualità dell’aria schifosissima che respiriamo, e soprattutto, difendere ed allargare i diritti civili: dal registro delle unioni (a suo tempo) al testamento biologico. Che ci riescano è un altro discorso: ma almeno lo dichiarano programmaticamente.
Con il pur valido Parisi sta chi darebbe fuoco alle biciclette (il tema è delicato: il Parisi è incappato in una gaffe sostenendo che a New York non esistono piste ciclabili: peccato che ce ne sono per 384 Km!) rusperebbe i rom, chiama froci gli omossessuali, sparerebbe ai disperati in mare, vuole uscire dall’Europa e tornare alla lira. Per non parlare dei “Fratelli d’Italia” che in altri tempi avremmo, magari sbrigativamente, chiamato col nome loro: neo-fascisti.
Gemelli, ma gemelli de che?, come direbbero gli amici romani, ai quali in attesa di sapere da chi saranno sgovernati rivolgo auguri vivissimi.