“Che frase, che giro di note sono state le tue ultime, Lisa? Che musica ascoltavi, in cuffia, ieri mattina?” Si chiede Concita De Gregorio oggi sulla prima pagina di Repubblica. “Dieci minuti prima delle otto, è tardi è tardi, devo correre” continua poi il pezzo dedicato alla sciagurata ragazza travolta dal treno.
Mi chiedo se quello della De Gregorio, nota alle cronache per aver dato il colpo di grazia al già periclitante giornale fondato da Antonio Gramsci nel corso della sua infausta direzione, quando riuscì (con successo) a trasformare L’Unità in un supplemento di Hello Dolly, sia giornalismo o melassa per cameriere guatemalteche, la nuova categoria antropologica che ha recentemente sostituito la casalinga di Voghera; se il glorioso quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non stia a sua volta subendo una trasformazione genetica, una macumba da notte dei morti vivendi. Non che la redazione sappia fare di meglio: in cronaca a pagina 23, il pezzo è sconsideratamente titolato “Travolta dal treno per colpa delle cuffie”. E’ infatti ampiamente dimostrato come siano le cuffie a costringere le ragazze ad attraversare i binari invece di usare il sottopasso.
Pagherei qualcosa (poco ché son povero) per conoscere il pensiero del nuovo direttore Calabresi; e poter comprendere se questo stile coincida con la sua idea di “riposizionamento” del giornale, con particolare riguardo alle “aree di specializzazione” giornalistica e di integrazione carta stampata-web; come è noto (e se non è noto ve lo dico io) la pur valida De Gregorio si occupa di “far parlare le donne” sull’edizione on-line: giovani, meno giovani, decisamente anziane, lesbiche, malmaritate, eterosessuali etc. etc.
Non so cosa ascoltasse la povera Lisa, né tantomeno quali fossero i suoi pensieri. E neppure il motivo che l’ha portata ad infrangere le più basilari regole del prendersi cura di sé. Immagino invece molto bene, cosa pensino i genitori ora: la morte di un figlio appare sempre come l’atto contro natura per antonomasia. Peccato che né la natura né tantomeno le cuffie, abbiano responsabilità alcuna.