Ne parlo perché la comunicazione è la causa, sempre lei la maledetta. Se buoni ultimi in Europa non abbiamo ancora una legge sulle unioni civili, il cuore del problema è la (cattiva) comunicazione che impedisce la distinzione della verità dalle mistificazioni, i fatti dalle opinioni, fateci caso come quasi sempre nel mondo contemporaneo. Ricordate la faccia di Colin Powell, al tempo Segretario di Stato Usa, quando mostrava la provetta all’antrace che avrebbe legittimato l’invasione dell’Iraq? Erano prove più false di una rosa di plastica, eppure bastarono.
Nel nostro caso l’invasione è compiuta dall’esercito della stupidità, sostenuto dai partigiani della menzogna ed appoggiato dai guastatori dell’anti-politica. Un mix di forze eterogenee avulse dalla realtà, che marciano compatte con l’intento di distruggere quel poco che resta della credibilità (e dell’utilità) delle istituzioni. Una tragicommedia della comunicazione in tre atti.
Atto primo: i catto-senatori del PD che si sono candidati e fatti eleggere ben conoscendo il programma del loro partito in tema di unioni civili. Un classico caso di mendacio, la cui gravità è più morale che politica.
Atto secondo: l’acclarata inutilità dei cinque stelle. Con loro non si può giocare neppure a tombola: giunti a metà della partita, qualsiasi essa sia, si alzano e rovesciano il tavolo. Non gli interessa migliorare, raddrizzare, riformare, risolvere. L’incredibile è che non gli interessa neppure conquistare: si accontentano di scassare tutto.
Atto terzo: la quantità industriale di menzogne cucinate per la così detta “opinione pubblica”, la maggioranza rumorosa dei nostri concittadini che non legge, non s’informa, non approfondisce neppure con una pistola puntata alla tempia. La hit-parade delle cazzate passate per fatti la trovate qui.
Sempre in tema di comunicazione, la brutta notizia di oggi, tra le molte cretine, tragiche, orribili, è la scomparsa del più grande cacciatore di bufale, una delle poche dighe contro l’imbecillità montante di cui disponevamo. (Adesso tutti fermi per favore e nessuno faccia l’onda).
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