E… oplà, noi ci ammazziamo (stupidario italiano)

By on Feb 10, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità, Scienze

Sono tanti i modi per suicidarsi. Quello scelto da Yukio Mishima il 25 novembre del 1970 è indubbiamente tra i più spettacolari anche se si svolse nel chiuso di una stanza. Cercando di onorare l’antico rituale, Mishima fece seppuku. Purtroppo la cosa non riuscì del tutto; il discepolo che avrebbe dovuto tagliargli la testa dopo che lui si era squarciato il ventre, pare mancasse per ben due volte il colpo e fu perciò sostituito nella bisogna da un terzo. Non ci sono più i samurai di una volta, verrebbe da dire. (La foto di Yukio Mishima poco prima di darsi la morte, assiso sul balcone intento ad arringare i militari vestito con una divisa in stile lift-boy del Grand Hotel che si era disegnata lui stesso, la trovate qui.)

Il modo in cui il nostro amato paese tenta di ammazzarsi, è invece sempre lo stesso. Come si suicida un piccolo paese che, pur investendo due cocomeri e un peperone in ricerca scientifica, produce ricercatori e risultati di ricerca di qualità assoluta? Semplice: ci si sforza di promuovere leggi contro la ricerca scientifica e il metodo scientifico.

Un esempio luminoso dopo le polemiche sugli OGM, viene dalla signora Michela Vittoria Brambilla che ha dichiarato: “Credo che abolire la sperimentazione sugli animali sia un traguardo di civiltà a cui tendere. E qualcuno deve pure cominciare a cambiare. Sono convinta che da un Paese membro come l’Italia, può arrivare l’input a voltare pagina in questo settore”. (Leggendo la signora Brambilla un dubbio sorge spontaneo: se “arriva l’input” come lei dice, sperimenteremo sui valdostani, sui lettoni, sugli ugro-finnici, o cesseremo di sperimentare del tutto, condannandoci ad futuro di cuochi e camerieri?).

Per nostra fortuna, le risponde Elena Cattaneo, scienziata di fama internazionale: “Stanno andando nella direzione di limitare o vietare la sperimentazione animale nella ricerca scientifica. Non stiamo parlando di “vivisezione” che non esiste nei laboratori di ricerca. È importante che i cittadini e i malati italiani sappiano che, nel recepire una direttiva europea, il Parlamento italiano, contro la stessa direttiva, ha aggiunto forti limitazione che comprometteranno il futuro della ricerca biomedica italiana e impediranno, giusto per fare un esempio, lo studio del cancro e gli xenotrapianti

Nel paese di Stamina, delle scie chimiche, dei chip nel cervello e del “clero che uccide con l’onda”, l’ignoranza, regna sovrana. Al punto che attraversa equanime gli schieramenti di ogni ordine e grado. Ripenso con stupore alle affermazioni del pur valida signora Balzani che, in caccia di voti alle primarie, ha incautamente scritto sul suo profilo Faccialibro: “Ho fatto battaglie politiche che erano al di là dei temi del bilancio, su ambiente e soprattutto animali perché durante il mio mandato abbiamo votato su una direttiva sull’animal testing, la famosa direttiva Ue sulla vivisezione e devo dire che prendere posizione contro questa direttiva che porta ad un allineamento al ribasso delle normative dei vari paese è stata una delle battaglie più emozionanti perché il rispetto degli animali è una cosa su cui ho fatto tante battaglie nella mia vita”. Non mi occupo solo di quattrini ha cercato di dirci, provando a legittimarsi come “politico” (sic). Peccato che come si dice in Veneto, sia peggio il tàcon del buso (peggio la toppa del buco).

Spero che al più presto qualcuno informi le signore Balzani e Brambilla che nessun laboratorio di ricerca pratica la vivisezione.

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