“Fact checking è un’espressione inglese che significa verifica dei fatti. Leggendo un articolo o seguendo un servizio televisivo ognuno di noi può notare un’informazione che gli risulta sicuramente falsa o sospetta”.
E a proposito di verifica dei fatti, cosa c’entrano papa Francesco, Thomas Piketty, Andrea Riccardi e Carlo Freccero, di professione rispettivamente Pontefice Massimo, economista, studioso di storia della Chiesa, autore televisivo? Tra il molto o il molto poco, li accomuna la diffusione di una tesi che non regge la prova dei fatti. Con diverse parole, a diverso titolo e con diverse motivazioni, sono convinti dell’esistenza di un rapporto di causa-effetto tra povertà e terrorismo, tra povertà e violenza.
Eppure, nonostante la sottile eleganza para-marxista, l’equivalenza non regge, come dimostra Alan Krueger nel saggio “What makes a terrorist”. Un’analisi condotta su basi empiriche, cioè quantitative, lo porta a concludere che nei paesi caratterizzati da un basso pil pro-capite non c’è una maggiore diffusione del terrorismo, e che “i terroristi provengono dalle fila delle persone più istruite piuttosto che dalle masse ignoranti e non scolarizzate”. A conclusioni pressoché simili giunge pure il lavoro di Alberto Abadie, economista ad Harvard (“Poverty, Political Freedom, and the Roots of Terrorism”). L’ultimo massacro californiano, compiuto da un individuo appartenente alla classe media americana (70.000 dollari di reddito annuo) sembra confermare la tesi dei due studiosi statunitensi.
Purtroppo i risultati a cui sono giunti Krueger e Abadie non ci lasciano scampo; mentre povertà e ignoranza potrebbero essere rapidamente debellate se solo lo volessimo, la paranoia psichiatrica che spinge decine, centinaia o forse migliaia di individui al suicidio terroristico, è infinitamente più ardua da estirpare. (Noi europei ci abbiamo messo secoli prima di smetterla, e l’ultimo clamoroso accesso di follia risale giusto a pochi decenni fa). Ma i fatti hanno questo di bello: come i sassi di fiume, in pochi minuti caparbiamente si asciugano al sole come se non fossero mai stati immersi. Bisogna voler bene ai fatti e conservarli con cura: è il solo modo che ci aiuta a distinguere la realtà dalla follia.
Scriveva in proposito Marcel Proust: “tutti siamo costretti, per rendere sopportabile la realtà, a tener viva in noi qualche piccola follia”. Potremmo ragiobevolmente concludere che, come sempre del resto, anche questo è un problema di dosi.