Cherchez la femme

By on Dic 5, 2015 in Comunicazione, Contemporaneità

Bollati Boringhieri ha recentemente pubblicato un lavoro molto interessante. S’intitola “Genealogie dell’Occidente” (AAVV). L’opera analizza gli aspetti storici, politici e filosofici che il concetto di civiltà occidentale racchiude: quando è nata l’idea di Occidente; qual è, innanzitutto l’idea di occidente, e quando ha preso definitivamente piede.

Non anticipo i risultati dei diversi contributi. Mi limito solo a segnalare che la riflessione sul cos’è o cosa sia l’Occidente – particolarmente su cosa s’intenda realmente quando si usa la parola Occidente – è divenuta oggi indispensabile. La confusione regna infatti sovrana. Non solo nell’ambito della così detta sinistra radicale, ma anche fra chi – e sono molti – confonde colpe e valori, rapporti di causa-effetto e responsabilità, schieramenti politico-militari e concezioni della vita e delle relazioni tra gli uomini. Una conseguenza della perdita di autorevolezza – nessuna fonte è ritenuta attendibile, ogni opinione è sospetta di manipolazione – che porta le persone a non credere più a nulla, rendendole in tal modo esposte al rischio di credere a tutto.

La spaventosa confusione nell’inferno siriano – chi è alleato di chi? – rende ancora più difficile comprendere e distinguere: Daesh è una creatura degli Emirati Arabi; no, è un demonio creato dagli Usa sfuggito al controllo; dagli Usa e della Turchia; ma anche Assad finanzia Daesh, come la Turchia che ne acquista il petrolio… eccetera eccetera.

Cosa non funziona? Innanzitutto ci scordiamo della lezione di lord Palmestron, il conservatore inglese che di casini internazionali era grande esperto, secondo il quale gli Stati non hanno valori né amicizie ma solo interessi.

L’errore più clamoroso che tuttavia si continua a commettere non è tanto l’incapacità di comprendere il più complicato Risiko a memoria d’uomo, quanto la confusione tra colpe attribuibili (a torto a ragione) alle nazioni che fanno parte del mondo Occidentale e la cultura Occidentale in sé. Il web è zeppo di commenti sulle nostre responsabilità coloniali e neo coloniali, rinnovati e se possibile inaspriti ogni giorno, a cui fanno contraltare le dichiarazioni anti islamiche di natura xenofoba e razzista.

Un bel guaio, poiché in tal modo si complica ulteriormente una situazione già di per sé terribilmente complessa dove è impossibile definire a priori chi sia l’amico e chi il nemico. La sola domanda sensata che possiamo realisticamente porci consiste quindi nel chiederci chi sia “l’amico di chi e il nemico di cosa”. Ottenere una risposta è tutt’altro che impossibile: esistono “marcatori culturali” che offrono risposte solide e immediate; sono strumenti di facile impiego, precisi più del metro campione in platino iridio conservato a Parigi. Sono sempre esistiti, ma come la “Lettera rubata” di E. A. Poe, sono talmente evidenti che non li vediamo più. Vogliamo provare ad usarli questi benedetti marcatori? In caso affermativo, leggete qui:

E’ stata accoltellata dal marito perché rifiutava di mettere il velo. Marocchina lei, 50 anni, marocchino lui, 59, i due sono sposati dal 1988, hanno tre figli e vivono a Mozzo, in provincia di Bergamo. Pur avendo lui un carattere difficile, per alcuni anni non ci sono stati problemi, cominciati, però, quando l’uomo ha iniziato a frequentare più spesso la moschea.
Da quel momento ha iniziato a pretendere che la moglie portasse il velo, che lei, credente ma non praticante, rifiutava. Se la coppia incrociava una donna velata lui pretendeva che la moglie la salutasse anche se non la conosceva, mentre se incontravano degli amici diceva di vergognarsi perché lei non portava il velo. … Una volta, quando ha sgozzato una pecora e la figlia l’ha filmato, lui le ha detto: “La prossima sarà tua mamma”. Alla fine la donna ha annunciato che avrebbe chiesto il divorzio, questo ha fatto infuriare il marito. Una mattina mentre lei si preparava per andare al lavoro lui ha preteso che facessero sesso. Lei si è rifiutata e lui l’ha accoltellata, alla schiena (sfiorandole un polmone), alla pancia e al petto. Ora è accusato di tentato omicidio”.

Sentito l’inconfondibile suono di allarme lanciato dal marcatore culturale? (Altro che la sirena antifurto di Piazza Giolitti, terzo piano, la casa è sempre la stessa). A scanso d’equivoci mi affretto a precisare che il marcatore strepita in egual misura in presenza di soggetti appartenenti alle tribù di Santa Romana Chiesa, dei cupi e violenti ortodossi che impestano Israele, di tutti coloro che terrorizzati dall’idea di perdere il dominio su ciò che considerano un loro personale possesso, esercitano in forme diverse ma concettualmente identiche quotidiana violenza nei confronti delle donne.

Basta questo per comprendere e distinguere la differenza che corre tra le responsabilità e i crimini commessi a vario titolo da esponenti del mondo Occidentale e la cultura Occidentale. I suoi risultati, le sue conquiste, i suoi valori. E’ un metodo semplice, e non bisogna neppure scomodare ridicole categorie quali lo “scontro di civiltà”. Infatti non c’è nessuno scontro, nessun conflitto, nessuna guerra, tra l’idea di rispetto, eguaglianza, libertà degli esseri umani senza distinzione di sesso e di colore della pelle e qualunque altra convinzione (atto, comportamento, tradizione, regola) che teorizzi e pratichi il contrario.

Semplicemente perché quest’ultima non è e non esprime alcuna forma di civiltà degna di questo nome. Ovunque nel mondo le donne non sono libere di vivere come più piace a loro, non c’è civiltà. Ovunque nel mondo le donne non hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri degli uomini, non c’è civiltà. (Come insegnava Alexandre Dumas – padre – la risposta è dunque sempre “chechez la femme”).

Con buona pace del relativismo imbecille che pilatescamente sproloquia su supposte “diversità culturali” e pratica in modo insopportabile l’abuso del politicamente corretto, un’invenzione di stampo liberale e democratico che diabolicamente si è ritorta contro i suoi stessi (ingenui) inventori. Non si parli di “diversità culturale” laddove si infibulano le bambine, si escindono clitoridi, o si danno in sposa a orrendi scimmioni creature che stanno ancora nella stagione delle bambole.

L’Occidente è violento, sopraffattore e sfruttatore; è ipocrita e falso come uno sputo di plastica. Certo, è anche tutto questo. Ma è il solo luogo fisico e mentale al mondo dove le donne possono indossare la minigonna, suonare l’oboe, giocare a calcio, fare il punto croce, studiare anatomia, e persino recitare il rosario se lo vogliono.

L’Occidente è il solo luogo fisico e mentale al mondo dove le masse possono diventare individui, e gli individui persone. Sono questi comportamenti che connotano i marcatori culturali, i quali diventano marcatori del tempo distinguendo tra chi – cristiano, mussulmano o ebreo – vuole riportare il mondo indietro di secoli e chi ostinatamente vuole nonostante tutto andare avanti.

Solo dopo aver compiuto questa distinzione avrà qualche senso tornare a riflettere sui protagonisti del Risiko mediorientale. Consapevoli che la sola questione sensata – come si piantano i semi della libertà e della democrazia – è purtroppo anche l’unica per quale non si abbia risposta.