Sono passati otto giorni dal venerdì nero. Mi interrogo come quasi tutti, preferendo concentrarmi sul perché piuttosto che sul come. Il come è pura tecnicalità dell’orrore, e in quanto tale non mi interessa; morti sparati o morti per esplosione del suicida non fa differenza, sempre ammazzati dal terrore sono.
Leggo e cerco di capire. Soprattutto mi interessano le reazioni. Ne parlo qui. Ma non di quelle ufficiali, delle fondi informative e giornalistiche alla portata di chiunque. Di chiunque abbia l’energia e la voglia di provare a capire, beninteso. Parlo invece dei fenomeni che più direttamente mi riguardano, e più direttamente riguardano ciascuno di noi, della sua rete di conoscenze, di rapporti, più o meno approfonditi, più o meno vicini, più o meno sincroni con il proprio umore e convinzioni (il tema delle convinzioni è, come sempre del resto, centrale). Rapporti che avvengono nel mondo fattuale dei corpi fisici che s’incontrano; rapporti del mondo virtuale, delle parole e delle immagini scritte o scambiate sui social.
La colpa nostra di noi “E’ stata tua la colpa e allora adesso che vuoi, sei diventato come uno di noi” (“Burattino senza fili, E. Bennato) cantano i seguaci dell’anti-colonialismo contemporaneo per i quali, qualsiasi cosa succeda, bisogna risalire alla colpa di noi occidentali. Delle potenze coloniali che hanno sfruttato, rapinato, occupato. Degli americani, sempre complici, sempre colpevoli e sempre correi (di Israele in primis). Tesi affascinante, per certi versi realistica e sensata, che tuttavia mostra la corda quando dall’analisi delle responsabilità politiche – senza alcun dubbio gigantesche – si passa all’analisi dei valori e del progetto: perché mai c’è qualcuno che, abusando di un’idea religiosa, vorrebbe far rivivere un codice beduino del sesto secolo?
Novella Babilonia. Sono quelli che, in linea con il Giovanardi-Ferrara pensiero, si dicono convinti che la causa delle stragi parigine sia il peccato. Non tanto quello degli assassini, quanto quello del popolo senza Dio: le giovani donne, i giovani uomini che ballano, bevono, ammiccano, flirtano e si godono come meglio possono la notte e la vita in generale. Donne, uomini, bianchi, gialli, neri, gay, etero, lesbiche e compagnia cantante, che bevono, ridono, si fanno le canne e si fanno l’amore. I terroristi sì che avrebbero invece la chiara forza che viene da rapporto con Dio.
Chi c’è dietro. Come le Torri gemelle abbattute dagli ebrei (sempre loro, mannaggia). Come l’uomo sulla Luna inventato dalla Nasa (il fatto, non l’uomo). Come le scie chimiche, il chip nel cervello e il vaccino che fa il bambino autistico. E’ un complotto. Degli Americani. Di Israele. Degli Emirati e dell’Arabia Saudita. E’ una manovra. C’è di mezzo anche Renzi, forse.
Sì, siamo stronzi. E’ la categoria che comprende coloro i quali da destra-destra come da sinistra-sinistra, s’interrogano (ma s’interrogano?) sul perché si pianga per Parigi e non per Beirut. Si pianga per la Francia e non per i morti russi. Si pianga per “noi” (Europa) e non per “loro” (le molte migliaia di morti ammazzati in Africa e in Medio-Oriente). Non starò qui a fare l’elenco delle tesi (intelligenti, sensate, lucide, ragionevoli) pubblicate sulle paginate e paginate di commenti degli opinionisti di valore dei vari quotidiani. Immagino (spero, mi auguro) le abbiate lette per conto vostro. Fra le tante argomentazioni quella che considero più forte perché più semplice (le cose semplici sono sempre le più forti) è la tesi del simbolo.
Parigi, la Francia, sono il luogo (fisico e mentale) che ha regalato all’umanità – tutta l’umanità: non solo quella bianca, bella e occidentale – la prima, la sola, la vera, l’unica rivoluzione in nome dell’uomo. Parigi, la Francia, sono il luogo (fisico e mentale) che ha regalato all’umanità la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo che a scanso d’equivoci vale anche per la donna. Parigi, la Francia, sono il luogo (fisico e mentale) che hanno regalato all’umanità l’Illuminismo, promosso e tentato persino d’applicare con incerto successo a dire il vero, parole d’ordine quali Libertà, Eguaglianza, Fraternità che era dai tempi di quello là che andava in giro a predicare l’amore per il prossimo e la tolleranza che non si sentivano più pronunciare. Parigi, la Francia, sono il luogo (fisico e mentale) che, pur macchiatasi dei crimini del colonialismo, ha tentato con più convinzione e più coraggio la pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza. (Proteggendo persino parecchi pendagli da forca di casa nostra; ma questa è un’altra storia). Parigi, la Francia, sono il luogo (fisico e mentale) della libertà, del libertinaggio, del piacere di vivere, dell’amore per la vita. E questo agli integralisti di ogni ordine grado – talebani, e Legionari di Cristo, ebrei ortodossi e Opus Dei – fa bollire il sangue e il cervello.
E adesso? Adesso, “bomba o non bomba” come cantava Venditti nel 1978, noi abbiamo vinto. Sì, avete letto bene: abbiamo stravinto. Ci sono milioni di persone che scappano da loro per poter vivere insieme a noi. (che poi noi non li si accolga è anche questa un’altra – terribile – storia). Ma loro vorrebbero vivere la gioiosa promiscuità delle nostre città e dei nostri paesi, uomini, donne, atei e credenti, cani gatti e canarini che vivono insieme e (cercano) di non pestarsi vicendevolmente i piedi. Questo è il segreto della modernità. Questo è il trionfo dell’unica, sola civiltà degna di questo nome attualmente in onda sul nostro pianeta: la cultura occidentale della laicità, della tolleranza, del rispetto. La sola dove le donne hanno il diritto di essere padrone di sé. Di andare dove vogliono, con chi vogliono, vestite come pare a loro a fare ciò che più le garba.
Una cultura quanto spesso ambigua, ipocrita, ambivalente. Una cultura che vende armi ma vorrebbe vivere in pace. Una cultura che dimentica, rimuove, sempre pronta al mercimonio e alla collusione. Ma il solo posto (mentale fisico) al mondo in cui, come scriveva quel grande visionario che fu T. Paine, si possono esprimere opinioni in libertà. Perché “Quando le opinioni sono libere, la forza della verità finisce sempre per prevalere”.
(Pace e bene a tutte le donne e gli uomini di buona volontà)