Quelli che confondono l’Aida con la Marcia Reale

By on Ott 12, 2015 in Contemporaneità, Letteratura

Puntuale come una cambiale arriva lunedì e sulle pagine culturali di Rep ecco l’entusiastico elogio di Saviano per il Nobel attribuito a Svetlana Aleksievich, l’ormai nota giornalista- scrittrice ucraino/bielorussa (o viceversa).

L’entusiasmo di Saviano – che si spinge persino a parlare di evento epocale –  non è tanto per la signora quanto perché, finalmente, viene premiata anche la non-fiction a lungo (da sempre) considerata serie “B”. E qui il nostro scomoda pure Gay Talese (e chi altrimenti? gli altri interpreti del “romanzo verità” e del new jornalism sono un po’ morti) il quale sdegnatissimo paragona la condizione degli scrittori di non-fiction agli emigranti messi in quarantena a Ellis Island.

Che ciascuno porti l’acqua al suo mulino è noto, così come ogni scarafone è bello a mamma sua. Ma che Saviano, coraggioso uomo di mondo qual è, confonda la promozione con il valore mi stupisce.

Se si da una scorsa all’elenco dei vincitori è facile constatare come sia pieno zeppo di signori Carneade che nessuno, salvo qualche povero ricercatore in attesa di concorso, legge più. Viceversa nell’elenco dei loser mai premiati troviamo gli autori di un sacco di meravigliosi livre de chevet che ancora ci fanno buona compagnia.

Il Nobel, e a maggior ragione il suo doppelganger Snobel, ha il solo scopo di dare qualche breve attimo di visibilità al premiato e, finché le finanze dell’Associazione reggono, qualche gradito quattrinello. Oltreché dare ruolo e potere ai vecchioni provinciali che compiono la scelta.

Scrivere come fa Saviano usando (bene) Wikipedia non è una colpa, anzi. E’ un merito, e grande. Ma per il giornalismo (d’inchiesta) il premio esiste già: si chiama Pulitzer e, guarda un po’, a differenza del Nobel (e degli Snobel) non sbaglia mai.

S’accontentassero Saviano e Talese, come dicono a Ercolano. E la smettessero una volta per tutte di confondere l’Aida con la Marcia Reale (come dicono a Pinerolo).