Un amico al quale sono molto affezionato neanche fossi titolare di un’amaca come il beneamato Michele Serra mi whatsappa sollecitando una madeleine su Mondadori-Rizzoli. Ma poiché posso resistere a (quasi) tutto fuorché al dolore fisico e alle tentazioni, obbedisco e mi metto al cembalo scrivano.
In merito tre considerazioni generali di contesto e una personale.
La prima: il grande disastro, se di disastro si può parlare, è già avvenuto vent’anni fa quando Mondadori si pappò l’Einaudi (coperta di debiti)
La seconda: nelle fusioni societarie raramente 1 +1 fa 2. Figurarsi in un mercato come quello dei libri che vive di idee, intuizioni, coraggio (e fortuna)
La terza: le librerie di cui valga la pena di varcare la soglia sono meno di mille; qualcuno, più pessimista, parla addirittura di sette-ottocento. (Ci sono capoluoghi di provincia che di librerie non ne hanno neppure una: Enna ad esempio).
Ecco ora la considerazione personale.
Appartengo da sempre, da quando cioè ho iniziato a comprare libri, alla categoria dei così detti “lettori forti” (classificazione che mi ha sempre fatto pensare alle taglie di Marina Rinaldi, ma vabbè).
Quando decido di comprare un libro me ne fotto di
- Classifiche Amazon (non compro libri da Amazon)
- Classifiche dei best seller Italia/Europa/Mondo (non leggo le classifiche)
- Pile di libri all’ingresso
- Pubblicità e Merchandising
- Premi letterari (di ogni ordine e grado). Questi ultimi costituiscono caso mai un elemento dirimente in negativo
Come si scelgono i libri? (O almeno come li scelgo io?)
- Recensioni autorevoli (comprendere se sono “autorevoli” o meno è semplicissimo: se trattasi di soffiettoni markettari il testo puzzerà come l’imballo del pesce il giorno dopo)
- Lettura prime dieci righe; lettura pagina interna a caso; lettura ultime dieci righe.
- Considerazioni sull’eternità: se un libro ha valore (genere narrativa) regge dieci anni. Se è un capolavoro ne regge anche 100. Se è indispensabile, resiste per l’eternità. Per tutto il resto attendere.
- Reputazione: dell’autore e dell’editore (figura INDISPENSABILE E INSOSTITUIBILE). Esempio: su 2500 titoli del catalogo Adelphi, quelli ancora acquistabili sono 2300. Perché costantemente ristampati E’ una dimostrazione di fiducia in se stessi, nei propri autori, nei propri lettori . (Anche Adelphi ha le sue merdacce in catalogo ovviamente, ma è poca roba).
Ultimi dati che fanno sorridere il bibliofilo: le vendite nelle librerie indipendenti nel pur asfittico mercato del nostro paese sono in crescita; il libro digitale (pare) abbia raggiunto il suo plafond là dove è nato (Usa) mentre il cartaceo dà segni di ripresa.
In editoria “piccolo è bello”? Non sempre. Dipende dall’editore: dal suo fiuto, dalle sue relazioni (agenti letterari) dal suo charme. E anche da quanti soldi può permettersi di perdere. In editoria “grande è necessariamente stronzo”? Non sempre. Ci sono casi fortunati di mastodonti che funzionano. Personalmente amo le case editrici / persona, nelle quali è l’editor a fare la differenza.
Va dunque tutto bene madama la marchesa? Certo che no. La ggente non legge e di conseguenza mantiene la sua bella ‘gnoranza. Fenomeno pericoloso, ché i non-lettori conservano il diritto di voto.
A questo proposito si potrebbe istituire la scheda elettorale a punti: a chi non legge un tot di libri all’anno decade il diritto, come gli elementi transuranici. Un’altra utile iniziativa potrebbe essere la lettura di scambio: hai preso una multa per sosta vietata? Quattro libri in un mese. Beccato a guidare un po’ bevuto? Otto. Non raccogli la cacca del tuo canino? Quantità di lettura proporzionale alla taglia del cane.
Argomenti, edizioni, autori e titoli, ovviamente li scelgo io.