Domenica sera, una partita di calcio. L’arbitro sbaglia, e poi risbaglia. Ripetutamente. La partita degrada. Quello che poteva essere uno spettacolo prende la solita melanconica strada: ci si mena in campo e ci insulta fuori. Educativo.
Ma il peggio, per lo sport e per noi tutti, viene il giorno dopo. In Parlamento. Qualcuno, pare il deputato Marco Miccoli, fa un esposto a Consob. Pare stia preparando pure un’interrogazione parlamentare al ministro Padoan: “Le incredibili decisioni incidono anche sugli andamenti delle quotazioni borsistiche. Si tratta di due società quotate”. Come se il povero Padoan (occhio all’accento chè il ministro s’adombra) non avesse altri cazzi, come dicono a Roma.
Il deputato Miccoli pare appartenga al Pd. Non so a che fazione, consorteria, loggia o mandamento di quella pur nobile schiera. Quello che so, ed è certamente poco rispetto alla grandezza dei fatti, è che accade esattamente così anche negli anni ’20 e ’30. Quando la democrazia improvvisamente apparve ai più come un ferrovecchio, il parlamento liberale un aggeggio inutile e costoso, un luogo abitato da inutili figuri che passavano il tempo a fare inutili discorsi.
Cosa accadde dopo, lo sappiamo tutti. Oppure no, come raccontano i poveri insegnanti degli istituti superiori, inorriditi dalla bestia ignoranza dei discepoli. Demagogia, populismo, menti all’ammasso. Il resto, l’età dei totalitarismi, fu solo un’ovvia conseguenza. Forse anche il pur valido Miccoli Marco ha scordato la lezione del passato. O forse era assente quel giorno a scuola.
Quando si spende in cazzate il tempo (profumatamente) pagato dalla collettività, l’irrilevanza è di rigore.