La notizia bella è di ieri: la nomina della signora Liliana Segre. Un gesto (un segno) di grande intelligenza politica. E poichè per un numero strabocchevole di persone la maggior parte delle quali per bene, la parola “politica” è divenuta sinonimo di pratica sconcia peggio della più lercia pornografia, sommessamente mi permetto di ricordare che il suo significato è “scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica”.
La notizia bella di oggi è l’intervista che la neo senatrice ha rilasciato a “La Repubblica”, profonda e commovente. C’è la distinzione tra memoria e perdono: chi sono io per perdonare si chiede; potrei perdonare gli atti commessi contro me, prosegue. Ma ho visto ciò che hanno fatto agli altri che non possono raccontarlo.
Una distinzione che la cultura cattolica non contempla e soprattutto non comprende: il “perdonismo” è la sua pietra angolare. E’ la cultura in cui siamo cresciuti e di cui volenti o nolenti ci siamo nutriti tutti: la colpa in luogo della responsabilità. Così, forse anche per questo, siamo diventati il paese che non sa (non vuole) punire le colpe nè premiare i meriti.
Auguro lunga, lunghissima vita alla senatrice Segre per mille motivi più uno, l’ultimo assolutamente interessato ed egoistico: che la magnifica signora possa testimoniare l’amore per la vita il più a lungo possibile.