Piccoli Torless crescono

By on Ott 10, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

La cosa più sconvolgente non è il sadismo del branco. E neppure l’orribile modalità: l’aria ad alta pressione che ha massacrato il colon del ragazzo ciccione. (C’è sempre in queste storie un ragazzo ciccione, a volte persecutore, più spesso vittima).

Lo sconvolgente è la faccia della madre napoletana che urla l’innocenza del figlio. E’ solo uno scherzo finito male, grida con quel tipico orribile berciare che trasforma le persone in massa e le masse in plebe. Da sempre gli adolescenti, anche quelli che l’adolescenza dovrebbero averla conclusa da un pezzo, fanno giochi di violenza. Di sadismo. Di sottomissione. Di stupro rituale di branco. Ai danni di maschi come di femmine, di ciccioni o normo formati. Un fenomeno che esiste da sempre, come racconta esemplarmente Musil nel romanzo di formazione “I turbamenti del giovane Torless”. Solo che un tempo non se ne parlava. O se ne parlava poco (come della violenza sulle donne o la pedofilia).

Un fenomeno difficile da contrastare. Che però diventa impossibile contrastare se di mezzo ci sono le “famiglie”, se non addirittura pezzi interi di società così detta civile. La barbarie non abita solo in Afghanistan, in India o in Iraq. Abita anche qui da noi, dentro noi, nel retrocranio rettiliano.