Oggi i giornali parlano di una ricerca sulla fiducia nel futuro. Paradossalmente, ma non tanto a ben vedere, gli ottimisti sono i giovani dei paesi più sfigati, i pessimisti i ragazzi della buona vecchia cara Europa, il continente più materno e protettivo che la storia ricordi. Pare che anche noi finita la guerra fossimo pieni di fiducia e di voglia di fare nonostante lutti e macerie.
Le testimonianze di chi c’era (ricordo i vividi racconti di mio padre) e le foto di quegli anni ci consegnano immagini di inedita magrezza e di (oggi) inaudita allegria. Quella dei naufraghi che inaspettatamente scorgono l’approssimarsi di un porto sicuro.
Eppure il vento soffia ancora, recitava una pur modesta ottimistica canzone di Pierangelo Bertoli. L’ho sentito soffiare allegramente l’altro giorno sulle panche del mitico 33, il tram che collega il mio passato al mio presente e (spero) al mio futuro. C’è ancora passione e sacrosanta impudicizia anche qui da noi. E insieme ad essa, chissà, pure la voglia di viverlo il futuro.