Prendo lo spunto da un cambiamento personale, l’abbandono di una casa vissuta per 22 anni, per tradire la promessa fatta a me stesso la sera del 4 marzo: non parlare più di politica. Chiunque abbia fatto un trasloco in vita sua, anche uno solo, sa bene che si tratta di una fatica che al confronto quelle di Eracle sono pippe. Il bello dei traslochi è che sei costretto a decidere cosa conta e cosa no. Specialmente se la casa destinata ad accoglierti è già formata di suo. Devi fare ordine nella memoria fisica della tua vita. Devi decidere la gerarchia degli oggetti, e con essa degli affetti prim’ancora delle funzioni. I libri che potrai portare non saranno tutti: cosa tieni, cosa lasci, cosa regali, cosa butti? (e con essi i piatti, i bicchieri, gli asciugamani, le pentole, le posate, i quadri, le piante…). Un’amara e sagace barzelletta ebraica spiega perchè tra il...