Allez les cons!

By on Dic 30, 2016 in Contemporaneità

Incurante delle conseguenze, alacremente si adopera a tagliare l’alto ramo su cui sta seduto a cavalcioni. Un classico dei cartoni animati che, fateci caso, piace tantissimo ai più piccoli, deliziati dall’idea surreale di un atto così palesemente autolesionista

I bambini ne ridono, ma trascorso solo qualche anno con buona probabilità anche loro contrarranno il morbo che impedisce di cogliere il legame che tiene insieme due fenomeni. A meno che non siano vicinissimi, quasi immediati, facciamo molta fatica a riconoscere la relazione causa-effetto. E’ accaduto per i danni da consumo di tabacco, continua ad accadere con il cambiamento climatico che ancora oggi molti (governi, istituzioni, imprese) si ostinano a negare. Azioni di depistaggio delle multinazionali e delle lobby a parte, pare che in questa imbecillità di massa ci sia lo zampino dell’evoluzione che (sostengono alcuni) premierebbe la reazione a breve, il meccanismo “stimolo-risposta” di chi deve preoccuparsi di sfuggire alle zanne del leone piuttosto che alle conseguenze dell’eccesso di ciodue.

Sempre in tema di taglio del ramo, l’altro giorno attraversando in mbk il bosco ghiacciato notavo la grande quantità di grandi alberi tagliati di recente. E’ un bosco che conosco bene, lo frequento da tempo e ne vedo i cambiamenti nelle stagioni (alcune querce maestose competono nella mia mente per il titolo “Generale della foresta”).

Tornato indenne, l’erba ghiacciata in discesa è un cimento, ho interrogato con l’aiuto di un mediatore culturale Michel, il mio genius loci preferito, una sorta di magnifico hobbit esperto di api, fiumi, boschi, legname, pesce e pollame (non necessariamente in questo ordine). Dipende dal sindaco, mi ha detto. Se mancano soldi, il sindaco autorizza il taglio intensivo. Hanno tagliato querce di centovent’anni, ha proseguito. Sono imbecilli che rubano alle generazioni che verranno. Accade così ovunque, gli ho chiesto preoccupato. No, mi ha risposto. Ci sono sindaci di paesi molto piccoli, centocinquanta abitanti, che difendono il bosco della comunità con le unghie e con i denti.

Nei boschi della Lorena che d’estate circumnavigo con la bici da corsa e d’inverno attraverso in mbk, si incontrano con regolarità daini e volpi, falchi e poiane e si sente il richiamo di una quantità di animali di cui non mi azzardo a ipotizzare il nome. Sono boschi, i locali li chiamano con pomposità gallica foret che uniscono selvaggeria e civiltà; luoghi misteriosi e magici dove si può giocare a perdersi senza temere di pagare con la vita il piacere della wilderness. La quintessenza dell’idea di Europa insomma.

Pensavo che la superiore civiltà transalpina – il rispetto francese per il verde e in generale per la pulizia – li salvaguardasse. Pensavo che in una piccola comunità dove tutti si conoscono, fosse più semplice identificare il bene comune anche nel medio-lungo periodo. Mi sbagliavo, anche qui il populismo miete con generosità le sue vittime: scegliere di essere amministrati dal “migliore possibile” e non da un coglione fra i tanti, si è fatto arduo.

L’altra sera ho ipotizzato la fondazione di un nuovo movimento politico trans-europeo. Pensavo di chiamarlo “Allez-les-cons”, un potenziale ragguardevole di milioni e milioni di voti. Quel che si dice un vasto progetto. Temo non se ne farà nulla. Mi è stato fatto notare che riconoscere la propria coglioneria è già una forma (superiore) di intelligenza.