Il post del “rifugiato senza biglietto” è divenuto virale. La viralità è un miracolo. Peccato che il post fosse falso come princisbecco. Ancora più interessanti sono i commenti raccolti nelle oltre centomila visualizzazioni (sì, l’ho visto pure io). Dànno perfettamente conto, i commenti, di ciò che siamo. O meglio, di ciò che è una parte (marginale o consistente?) della nostra società. Tuttavia c’è del positivo anche in questa storia: è molto meglio essere consapevoli del male che coviamo piuttosto che ignorarlo mentre ci cresce dentro come un cancro. (Si tratta ora di dare risposte, ovvio; queste spettano alla politica, e la politica siamo noi, e mi viene da dire purtroppo, poichè chi eleggiamo non è affatto migliore di noi mentre dovrebbe esserlo).
L’altra cosa positiva è che il tema della verità sta riguadagnando importanza. Dopo la sbornia post-modernista che all’insegna del famoso motto “non ci sono fatti, solo interpretazioni” negava la possibilità di raggiungere la verità come se quest’ultima fosse la altrettanto famosa tartaruga di Achille, studi e studiosi fioriscono. Due nomi che ultimamente sto bazzicando: Franca D’Agostini (“La verità avvelenata”) e Maurizio Ferraris, teorico del superamento del pensiero post-moderno. Ferraris oltrechè ricercatore di livello internazionale, è anche uno straordinario divulgatore. A livello di Eco per intenderci. Anche quando scrive di ontologia sociale riesce non solo ad essere comprensibile dagli umani normali, ma è persino divertente.
Non è un caso che spetti ai filosofi accendere la luce e fare chiarezza o, in alternativa, diffondere le tenebre. E’ sempre stato così: il pensiero filosofico diventa – sempre, inevitabilmente – pensiero dominante che sostanzia e innerva i valori e le credenze di una periodo storico, di una civiltà, di un’epoca. E’ per questo che bisogna stare molto attenti a ciò che si pensa o si crede di pensare. Sino a pochi decenni fa paesi ritenuti civilissimi, la Svezia ad esempio, magnificavano l’eugenetica. Per non parlare delle teorie razziali e compagnia cantante. Si comincia con il colore della pelle e si finisce in un paesino polacco che ora però è reato accostare ai polacchi.
Solo i filosofi hanno il compito di filosofare? Certamente no: è un dovere quotidiano che spetta a noi tutti. Non è poi così difficile. Chiunque sa che nella realtà fattuale Achille arriverà infinitamente prima della tartaruga. Si tratta di fare un piccolo sforzo: imparare a domandarsi cosa potrà mai contenere il pacco che ci stanno consegnando. A volte basta solo leggere il nome del mittente per comprendere che “è un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore, significante niente” come scriveva il più grande inventore di storie, quel tal Guglielmo che alcuni asseriscono non sia mai vissuto.