Sono diventato mio malgrado un affezionato lettore de Il Foglio. La notizia non sarebbe neppur degna di apparire sulla rubrica “E chi se ne frega” se non fosse che ormai siamo in parecchi ad aver contratto la malattia per il giornale di Cicciopotamo. L’altro giorno hanno pubblicato un articolo sulla demografia. Si badi, prima dell’intervento del Presidente dell’INPS Boeri. Pare che nel 2016 lo sbilancio fra nati e morti sia di 140.000 anime. Praticamente la città di Salerno, swoosh, fumata via. “Nel 2017 il saldo demografico è peggiorato ancora ed è crollato a meno 180 mila. Sono dati dell’Istat, che dice anche che questa tendenza è destinata ad aumentare nei prossimi decenni. Su lungo termine il deficit diventerà prima di 200 mila e poi di 400 mila italiani – come se ogni anno sparissero gli abitanti di tutto il comune di Firenze”.
Ora comprendo bene che la città di Firenze sta sulle balle a parecchi per via del Renzi. Ma la metafora rende l’idea. Una media città europea sparita di colpo. La domanda inevitabile è dunque perché mai gli italiani non fanno bambini? Stiamo forse diventando tutti ricchioni, come usa dire in ambienti attualmente mainstream? O la colpa è del gender che inquina nottetempo la libido etero?
Sia come sia (anche in Giappone e in Germania non se la passano tanto bene a fertilità) il problema è di difficile soluzione: fare figli significa avere voglia di futuro oltreché fiducia nel futuro. Che poi in soldoni significa speranza di avere un lavoro ragionevolmente solido, ragionevolmente retribuito e ragionevoli aiuti da parte dello Stato, asili in primis. Purtroppo poiché proprio come il lavoro la maternità (la paternità) non si incentiva con i proclami e neppure con i decreti legge, la soluzione che impedirebbe la sparizione dell’odiata Firenze c’è: accogliere a braccia aperte persone interessate a divenire “nuovi italiani”. Può non piacere (a parecchi fa venire la pecola) ma essendo la matematica allergica all’ideologia, i conti son quelli: o ci si mette d’impegno a far bambini (minimo tre per coppia, due rimpiazzano i genitori) o si inventano dei nuovi di italiani. Come abbiamo fatto noi lungo tutto il corso del Novecento rimpinguando le Americhe, l’Australia e pure la buona vecchia Europa.
Come si accolgono i nuovi italiani? Con un mazzo di fiori per la gioia dei produttori di Sanremo; subito dopo gli si darebbe da leggere la Costituzione, quel buon vecchio centone che ci ha impedito di uscire di strada alla prima curva come una Duna impazzita. Sarà poi indispensabile verificare il rispetto delle nostre leggi, impedendo il nascere di ghetti, di sharie e ogni altra stronzata medioevale; e soprattutto farlo con una severità sconosciuta a noi stessi “vecchi italiani” abilissimi nell’arte di gabellare lo Stato. Sarebbe come prendere i due famosi piccioni con una fava: rimpolpare il futuro e (finalmente) accogliendo loro educare noi. La legalità democratica tutela tutti, in particolare i più deboli.