Come cambiano le cose, come cambiano le persone. E come le persone cambiano le cose e viceversa. Ricordate Mario Balotelli? I suoi capricci, le sue sbruffonate, le pacchianate che neanche un bauscia ricco da minuti tre? E i fallimenti del Mario, nerissimo di pelle e bianco più di un brianzolo nel suo italianissimo modo di fallire: il fallimento da spreco di talento.
Cacciato (giustamente) dal calcio nazionale, Marione si è rifatto una vita in Costa Azzurra. Ed è ritornato (calcisticamente) grandicello: gioca, segna, fa il suo in squadra. Poteva bastare. Ai calciatori, come ai soprano del resto, mica si chiede di essere intelligenti anche fuori di scena.
Giusto il tempo di far ritorno in Nazionale e di segnare pure, e Marione dice due cose intelligenti e, dati i tempi salviniani in cui ci è toccato di vivere, pure coraggiose.
Uno: datemi la fascia di capitano (della Nazionale). Sarà un bel segnale contro il razzismo.
Due: la legge sulla cittadinanza va cambiata. (“’E’ brutto avere la cittadinanza solo a 18 anni, da giovane per me sono stati gli anni più difficili. Dove giocherò il prossimo anno? Lo sa Salvini”).
Il giorno dopo l’omicidio del giovane sindacalista maliano ammazzato perché rompeva le balle invece di raccogliere i pomodori in silenzio per 2 euro e mezzo l’ora, è davvero un gol di quelli belli. Adesso si tratta di insistere fino alla fine, come amano dire quelli che sanno come si vincono i campionati, e noi con lui.