Come quasi sempre, è stato Luca. E’ lui il coagulo che, come un poderoso risucchio da tappo dal lavandino levato, miscela vorticosamente cose e persone; forse in questo caso vorticosamente è eccessivo, ma pazienza. E’ così che sono entrato nel mondo di #vitadiemme, la striscia esistenziale nata dalle inquietudini di Marco Troiano, speaker, autore e attore (per non parlar del resto).
#vitadiemme è una clip di una ventina di secondi. Perfetta per essere vista sul portatile, il “device” come si dice ora più amato dagli italiani. Marco (che mi scappa sempre di chiamare “Troisi” invece di Troiano) compare su fondo nero con la sua faccia magra di migrante che non ha smesso di migrare nonostante sia arrivato da un pezzo.
In rete, su faccia-libro e sul canale You-Tube ce ne dovrebbero essere ormai una trentina. Dategli un’occhiata. Sono storie di normale metropolitanità, la nostra. Il racconto in pillole dello stupore che qualcuno riesce ancora a provare di fronte allo stupidario quotidiano, il nostro. (Se monsieur Flaubert, il papà di Bouvard e Pécuchet oltreché della sventata Emma, fosse ancora vivo apprezzerebbe; purtroppo, da vero moderno e quindi anti-modernista che era, temo rifiuterebbe di cedere al digitale; ma questa è un’altra storia).
#vitadiemme si appresta a diventare… no, sbagliato: non si appresta un cippa. #vitadiemme vorrebbe diventare un racconto collettivo. Un esperimento di micro-letteratura contemporanea, come ai tempi (che non erano affatto più beati dei nostri) di Achille Campanile e delle sue surreali Tragedie in due battute.
Ovviamente non si ride guardando /ascoltando Troisi-Troiano; c’è davvero poco da ridere nelle sue clip, anzi quasi niente. Ricordiamoci però che quanto più c’è poco da ridere, tanto più è indispensabile evitare di piangere; oltretutto le lacrime non hanno mai reso più belli gli occhi e sono oltremodo stucchevoli.
Dicono sia molto più facile far piangere che far ridere; tra l’altro è una delle tesi centrali del “Il nome della rosa”. Di questi tempi credo che la cosa più difficile in assoluto sia la consapevolezza, di sé e di quanto ci accade intorno. E’ quello che cerca ostinatamente il personaggio-persona di #vitadiemme. Con quali risultati è ancora un mistero. Buona visione.